Requiem 30 over
L’età conta per uscire e divertirsi? Forse, ma non è tutto. Una riflessione per chi non ha più vent’anni.
C'è ancora spazio per il divertimento cosiddetto over 30, cioè per quei nemmeno 40enni, e 50enni e così via? Stiamo vivendo una specie di ‘nuova normalità' e la domanda torna d'attualità, soprattutto con la bella stagione. Certo, lo sanno anche i paracarri che il Ticino, o Lugano, benché conti pochi abitanti ma moltissimi locali pubblici e notturni, non è né Milano né Zurigo. Ma se chi legge non ha più vent'anni (e nemmeno trenta) ma gli piace ancora uscire la sera e magari tirare tardi in una delle cittadine ticinesi, non può non essersi accorto che: ci sono molti giovani, locali e offerte musicali a loro dedicati; ci sono pochi over 30 (o over 40) in giro e locali a loro dedicati; a mancare sono spesso le coetanee. Proviamo a capire che succede...
Tutti sposati?
Ci siamo recati in un disco-bar affermato del Malcantone e in una storica discoteca di Lugano da poco riaperta. Entrambi propongono un'offerta consigliata agli over 30 e in effetti abbiamo incontrato un pubblico tra i 40-60 anni, con un 50/50 di uomini e di donne. Chi scrive è da un po' di tempo che non vedeva coetanei così scatenati. Alla domanda dove sia finita questa clientela, una delle risposte più comuni è stata: sono sposati e hanno figli. Ma è davvero così? No, non solo perché magari i figli sono già grandi, ma anche perché gli over 30 non sono mica tutti sposati né genitori. Arrotondando un po', le statistiche del 2019 lo dimostrano. In Ticino più della metà della popolazione non è sposata: su 350mila abitanti circa, 150mila sono effettivamente coniugati, ma ci sono 150mila celibi/nubili, oltre a 30mila divorziati e 20mila vedovi. Le economie domestiche sono formate in maggioranza da persone sole (38%) e da coppie senza figli (24%). Questi numeri suggeriscono che ci devono essere altri motivi per cui là fuori c'è un esercito di single, di non sposati e di senza figli che non si fa più vedere. Malavoglia, stanchezza, solitudine, apatia post-pandemica, mobilità, soldi o che altro? Oppure è piuttosto un problema di offerta serale e/o musicale?
Over 30, dove?
Basta fare un giro la sera nelle regioni urbane ticinesi per accorgersi che non siamo più negli anni Novanta, se non prima ancora, e che il panorama è inevitabilmente cambiato tra invecchiamento, ricambio generazionale, fallimenti, cambi di gestione, concorrenza spietata, mancanza di idee, persino fatti di sangue (si pensi ai due accoltellamenti del 2017 in due noti club), crisi economica e pandemica eccetera. Il dilemma di cui però dibattiamo è lo stesso: no, non è così scontato incontrare gli over 30 e oltre. Se agli aperi-cena si può ancora osservare un certo mix di età, è la sera e la notte che i più maturi sembrano defilarsi, sempre che siano usciti. Come accennato, anche nel Luganese c'è chi ha pensato di riproporre serate dedicate o consigliate agli over 30 con una programmazione musicale anni Ottanta o Novanta, ma non mancano nemmeno il liscio o la musica latina. Niente di ciò che, per gli esperti, oggi va per la maggiore tra i più giovani, cioè i generi K-pop, Trap, Pop, Rap ecc. Dal nostro minisondaggio (per nulla scientifico, va da sé) emerge chiaramente la voglia tra gli over
30 di poter incontrare e conoscere coetanei, senza trovarsi circondati da masse urlanti e omologate di ventenni. Per alcuni sarebbe meglio mescolarsi, per altri mancano altre proposte musicali, per altri ancora va bene così. Voi che ne pensate?
Altri giovani?
Da alcuni anni la cronaca non manca di segnalare risse, aggressioni di gruppo e fatti di sangue nel mondo della vita notturna ticinese (si pensi alla situazione spesso tesa attorno alla stazione di Locarno). Non sappiamo se vi sia un aumento nel lungo termine, ma è un fatto che protagonista è molto spesso la clientela giovanile. I ragazzi di oggi, forse più violenti, scoraggerebbero i più maturi ad uscire? A mescolarsi nei vari locali? Non lo si può escludere... “Ho paura a uscire la notte”, dichiarò nel 2017 il presidente di GastroTicino Massimo Suter (ticinolibero.ch). L'ex gerente luganese Maurizio Niceta sosteneva che “sono arrivati molti personaggi poco raccomandabili che penalizzano il settore”, e confermava che “sono cambiate le generazioni”, per cui “trovare un giovane con un coltello in tasca è più facile rispetto a 10 anni fa”. Le restrizioni della pandemia non hanno aiutato: nel 2020 rispetto al 2019, scrive RSI, c'è stato un +23% di condanne per atti di violenza tra giovani, +93% per le risse, +35% lesioni gravi, +36% aggressioni. Sui motivi ci si potrebbe dilungare; lungi dall'incolpare i più giovani di allontanare una clientela più matura, eppure...
Dai costi elevati alla vergogna di stare tra i giovani, dalla fatica di recuperare alla comodità di casa. Un sondaggio britannico rivela perché a molti over30 non sembra più piacere uscire al bar o in discoteca. Nel 2017 la società Curry's PC World ha interpellato ben cinquemila adulti su come vivono la loro età rispetto all'uscire la sera e al divertirsi la notte. Lo riporta, per esempio, il quotidiano online The West Australian. Conclusione: non ci sarebbe niente di peggio che vedere persone in su con l'età in giro per locali notturni. Ecco perché.
Tragici 40enni
31 anni sarebbe l'età media in cui le persone “tendono a smettere di frequentare la vita notturna”, inoltre è addirittura “considerato 'tragico' essere ancora in discoteca a 37 anni” si legge. Al 37% degli intervistati “non piace vedere persone di 40 e 50 anni circondate da ventenni nei bar e nei club”.
Recuperare è dura
Il 29% ha detto “di non essere più in grado di affrontare i postumi di una sbornia il giorno dopo” e ben l'80% “è felice di starsene sul divano di casa quando vede gli amici che postano le foto dei loro party sui social media”.
Viva la coppia
Ben il 70% si è detto felice di avere una storia che dura con un partner, perché “in questo modo sono finiti i giorni in cui si cercava un compagno nei pub e nelle discoteche”. Altri fattori che frenano il desiderio di uscire sarebbero la “difficoltà nel prendere il taxi” (21%), “prenotare la baby-sitter” (12%) e il dilemma di “vestirsi bene” (22%).
Persone virtuali
C'è poi la tecnologia che tende a tenere molti comodamente a casa, tra schermi tv giganti, Internet, Netflix, streaming, videogiochi ecc. Il 25% degli intervistati ha detto “di trascorrere il tempo a casa con i propri dispositivi elettronici”. Il 14% dice che “il passatempo preferito, quando ha degli amici, è quello di seguire le persone su Facebook”, mentre il 28% “gioca al computer”.
Divertirsi costa
Il 60% preferisce stare a casa “a causa delle spese che una serata fuori comporta”, mentre per il 13% delle donne “i dolori legati ai tacchi alti non valgono lo sforzo”.
Meglio una cena
Il 29% delle persone intervistate dichiara “di godere ancora di una vita sociale attiva, ma di preferire le grandi serate che includono la visione di film o le cene”. Insomma, è davvero meno noioso stare a casa che frequentare le persone? A voi l'ardua sentenza.