Pruriti, coccole e altri guai casalinghi
Ero pronta a gestire l’ennesima richiesta di coccole inascoltata, ma la sua proverbiale pigrizia ha preso immediatamente la forma di un contrattacco: “Anche a me prude la schiena”. Doveva essere un grattino di coppia, un gesto carino prima di addormentarsi sul divano davanti a una serie tv, è finita con una diagnosi di orticaria non meglio precisata. Macchie rosse sulla schiena. Aspetta, le hai anche sul braccio. Tu anche sulla pancia. E le gambe? Niente di niente. Controlla le bambine, sono salve. Cosa abbiamo mangiato? Ripensi alla data di scadenza del tonno, delle olive, delle uova. Forse avevano ragione le creature a protestare per l’insalata di riso? Sono comunque orgogliosa del monologo che gli ho rifilato sulla grande valenza didattica dell’insalata di riso, perché chi cucina deve prendere le decisioni anziché procedere con il Cencelli dei gusti familiari e chi mangia deve prendersi la briga di fare lo slalom tra i chicchi (no cetriolini, sì uova, no olive, ma perché ci hai messo il limone?!).
A ogni modo, tutti abbiamo mangiato l’istruttiva insalata di riso, ma solo le schiene degli adulti appaiono martoriate. Ora lui ha una scusa per non grattarmi la schiena (“Non vorrai mica che peggiori?”). La famiglia che si regge sull’“aspettiamo che passi” resiste meno del previsto. Arriviamo al dermatologo online. Pochi soldi, un paio d’ore di preavviso e abbiamo già un appuntamento. Il bagno dell’ufficio diventa off limits per questa esperienza digitale integrata. Il primo medico sembra l’indimenticato Felice Caccamo con Vesuvio alle spalle; l’altro trasmette un’impressione assolutamente migliore. Entrambi concludono con cortisone e antistaminico e la raccomandazione di eseguire una bonifica ambientale. Vi risparmio il resoconto del viaggio degli orrori al termine di un tour sul web per passare in rassegna le schifezze che potrebbero abitare un materasso. Bruceremo tutto con il lanciafiamme, interi corredi di lenzuola sono già nel cassonetto. Sembravano veri dottori e non dubiteremo di loro. Sperando che le foto delle nostre schiene arrossate non stiano già spopolando sui siti per feticisti di ragazze pienotte con i capelli rossi.