laRegione - Ticino 7

Che voglia di trovare la felicità (e di riempirla di botte)

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A tutti i costi (anche economici)

Potremmo smarcare così il tema della felicità che affligge l’uomo da sempre, eppure tra manuali motivazion­ali fai-da-te presenti in libreria e guru o mental coach reperibili in ogni angolo del web, la società racconta di come gioia e benessere rappresent­ino l’ennesimo obiettivo da raggiunger­e a tutti i costi e, secondo la metodologi­a più in voga, lo stato di pace a cui tutti aspiriamo si raggiunger­ebbe attraverso una forzata visualizza­zione “positiva” delle situazioni che accadono nella vita. Se quindi torni a casa perché ti sei dimenticat­o la cravatta e trovi la tua compagna a letto con il tuo migliore amico, non devi rimanerci male! Acquistand­o il magico corso dell’improvvisa­to video imbonitore di turno (scontato solo per te dell’ottanta per cento), potrai garantirti il raggiungim­ento della beatitudin­e imparando non solo a essere positivo ma anche ad accettare felicement­e le corna! Pensa solo ai soldi risparmiat­i in aperitivi che non farai più con il tuo (spero) ex amico! Siamo sicuri che l’eccesso smisurato di ottimismo e l’ossessione verso la positività sia la chiave corretta per affrontare la vita? Sforzarci di vedere qualcosa che non c’è, fa davvero così bene? Forse anche la realtà economica attuale avrebbe trovato giovamento se solo avessimo avuto un atteggiame­nto più realistico e prudenzial­e nel corso degli ultimi anni ma, ahimè, il nostro periodo storico non concede la possibilit­à di sollevare dubbi né tantomeno ammette vie di mezzo.

Diciamo la verità che tanto

non ci ascolta nessuno: c’è oggettivam­ente qualcosa

che non funziona nell’essere umano se trascorre un terzo

della vita a dormire ed è la fase in cui si sente

più libero e felice.

Ridi, che ti fa bene

O sei il migliore o sei un mediocre. O sei il primo o sei l’ultimo. O sei felice o sei triste. Siamo portati a credere che “vincere” sia più importante che stare bene. Dobbiamo trovare sempre una spiegazion­e a tutto per cui, se sei tra quelli che ancora rimugina su come faccia Paperino ad avere nipoti senza avere fratelli, non potrai mai raggiunger­e la tua oasi di pace!

“Be positive!” è lo slogan nato con la funzione di persuaderc­i: più ci convinciam­o di essere positivi, più aumenteran­no le nostre chance di raggiunger­e la felicità. Praticamen­te occorre avere la stessa convinzion­e che si attribuisc­e al sommelier quando, annusando il vino, decreta il sentore del gelsomino e tutti allora a ripetere “è vero! Si sente eccome il gelsomino!”.

Meglio riderci sopra anche perché sorridere è un ansiolitic­o naturale che svolge un’utilissima funzione terapeutic­a: è, infatti, in grado di far prolificar­e le endorfine, elementi chimici che donano rilassatez­za, allegria e sensazioni euforiche.

Rivaluta ciò che hai

Sigmund Freud (che di euforico aveva ben poco) cercò di dipanare tutti i dubbi dichiarand­o l’inutilità di porsi la questione “dell’esser felici”; il compito principale dell’uomo era quello di imparare a trasformar­e la ricerca della felicità in un’accettazio­ne dell’infelicità. Oggi forse tendiamo più verso un’identifica­zione nell’infelicità rispetto a quell’accettazio­ne di cui parlava il padre della psicoanali­si, perché in maniera più o meno inconscia amiamo rimanere aggrappati così tanto ai nostri problemi da non riuscire a essere felici perché ci rifiutiamo di lasciare andare le cose che ci rendono tristi. Tutto qui. Alla fine la chiave per essere felici la conosciamo: evitare di concentrar­si su ciò che manca e godere appieno di ciò che abbiamo. “La felicità è desiderare quello che si ha”, diceva Sant’Agostino nel lontano 390 d.C., quando la società non aveva molto tempo per interrogar­si sul benessere emotivo dei propri cittadini a differenza della nostra che impone, invece, di categorizz­are la felicità facendola divenire quasi un obbligo. Ma come può renderci felici una cosa se diventa un dovere?

 ?? ?? Quando dormiamo troviamo la serenità perché, oltre al corpo, anche il cervello è in qualche modo obbligato a riposare non riuscendo a svolgere la sua funzione principale che, come sappiamo, è quella di farci preoccupar­e. Forse da svegli non riusciamo a essere felici perché siamo perennemen­te impegnati a dar retta ai pensieri convinti che i nostri girotondi mentali prima o poi dissolvera­nno tutti i problemi che ci affliggono. La scienza, fortunatam­ente, sembra essere di parere opposto a questa nostra immaginifi­ca abitudine; le ricerche moderne, infatti, sottolinea­no come il continuo rimuginare su eventi passati, presenti e futuri contribuis­ca a trascinarc­i in spirali negative e auto-distruttiv­e. Insomma, più pensiamo meno siamo felici.
Quando dormiamo troviamo la serenità perché, oltre al corpo, anche il cervello è in qualche modo obbligato a riposare non riuscendo a svolgere la sua funzione principale che, come sappiamo, è quella di farci preoccupar­e. Forse da svegli non riusciamo a essere felici perché siamo perennemen­te impegnati a dar retta ai pensieri convinti che i nostri girotondi mentali prima o poi dissolvera­nno tutti i problemi che ci affliggono. La scienza, fortunatam­ente, sembra essere di parere opposto a questa nostra immaginifi­ca abitudine; le ricerche moderne, infatti, sottolinea­no come il continuo rimuginare su eventi passati, presenti e futuri contribuis­ca a trascinarc­i in spirali negative e auto-distruttiv­e. Insomma, più pensiamo meno siamo felici.

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