Che voglia di trovare la felicità (e di riempirla di botte)
A tutti i costi (anche economici)
Potremmo smarcare così il tema della felicità che affligge l’uomo da sempre, eppure tra manuali motivazionali fai-da-te presenti in libreria e guru o mental coach reperibili in ogni angolo del web, la società racconta di come gioia e benessere rappresentino l’ennesimo obiettivo da raggiungere a tutti i costi e, secondo la metodologia più in voga, lo stato di pace a cui tutti aspiriamo si raggiungerebbe attraverso una forzata visualizzazione “positiva” delle situazioni che accadono nella vita. Se quindi torni a casa perché ti sei dimenticato la cravatta e trovi la tua compagna a letto con il tuo migliore amico, non devi rimanerci male! Acquistando il magico corso dell’improvvisato video imbonitore di turno (scontato solo per te dell’ottanta per cento), potrai garantirti il raggiungimento della beatitudine imparando non solo a essere positivo ma anche ad accettare felicemente le corna! Pensa solo ai soldi risparmiati in aperitivi che non farai più con il tuo (spero) ex amico! Siamo sicuri che l’eccesso smisurato di ottimismo e l’ossessione verso la positività sia la chiave corretta per affrontare la vita? Sforzarci di vedere qualcosa che non c’è, fa davvero così bene? Forse anche la realtà economica attuale avrebbe trovato giovamento se solo avessimo avuto un atteggiamento più realistico e prudenziale nel corso degli ultimi anni ma, ahimè, il nostro periodo storico non concede la possibilità di sollevare dubbi né tantomeno ammette vie di mezzo.
Diciamo la verità che tanto
non ci ascolta nessuno: c’è oggettivamente qualcosa
che non funziona nell’essere umano se trascorre un terzo
della vita a dormire ed è la fase in cui si sente
più libero e felice.
Ridi, che ti fa bene
O sei il migliore o sei un mediocre. O sei il primo o sei l’ultimo. O sei felice o sei triste. Siamo portati a credere che “vincere” sia più importante che stare bene. Dobbiamo trovare sempre una spiegazione a tutto per cui, se sei tra quelli che ancora rimugina su come faccia Paperino ad avere nipoti senza avere fratelli, non potrai mai raggiungere la tua oasi di pace!
“Be positive!” è lo slogan nato con la funzione di persuaderci: più ci convinciamo di essere positivi, più aumenteranno le nostre chance di raggiungere la felicità. Praticamente occorre avere la stessa convinzione che si attribuisce al sommelier quando, annusando il vino, decreta il sentore del gelsomino e tutti allora a ripetere “è vero! Si sente eccome il gelsomino!”.
Meglio riderci sopra anche perché sorridere è un ansiolitico naturale che svolge un’utilissima funzione terapeutica: è, infatti, in grado di far prolificare le endorfine, elementi chimici che donano rilassatezza, allegria e sensazioni euforiche.
Rivaluta ciò che hai
Sigmund Freud (che di euforico aveva ben poco) cercò di dipanare tutti i dubbi dichiarando l’inutilità di porsi la questione “dell’esser felici”; il compito principale dell’uomo era quello di imparare a trasformare la ricerca della felicità in un’accettazione dell’infelicità. Oggi forse tendiamo più verso un’identificazione nell’infelicità rispetto a quell’accettazione di cui parlava il padre della psicoanalisi, perché in maniera più o meno inconscia amiamo rimanere aggrappati così tanto ai nostri problemi da non riuscire a essere felici perché ci rifiutiamo di lasciare andare le cose che ci rendono tristi. Tutto qui. Alla fine la chiave per essere felici la conosciamo: evitare di concentrarsi su ciò che manca e godere appieno di ciò che abbiamo. “La felicità è desiderare quello che si ha”, diceva Sant’Agostino nel lontano 390 d.C., quando la società non aveva molto tempo per interrogarsi sul benessere emotivo dei propri cittadini a differenza della nostra che impone, invece, di categorizzare la felicità facendola divenire quasi un obbligo. Ma come può renderci felici una cosa se diventa un dovere?