laRegione - Ticino 7

Camilla Gambari

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“Il 7 marzo 2020 sono atterrata a Malpensa e ho preso uno degli ultimi treni che arrivava a Lugano prima del famoso lockdown” ricorda. Dopo alcuni lavori nel marketing digitale a Londra, ha cambiato vita: “Mi tarpava le ali, ho capito che preferivo piuttosto sviluppare le mie idee nella mia impresa. Ho iniziato a promuovere di più i miei quadri prendendo commission­i e poi nell’estate 2020 ho osato fare il passo a cui pensavo da almeno tre anni: aprire la mia marca di gioielli”. Così è nato il suo marchio, ‘Camifolla’: “Ho cominciato con una pagina Instagram, e da subito ho iniziato a vendere le mie creazioni non solo alle mie amiche, ma anche al loro giro di amicizie”. Oggi vanta clienti in America, Europa e Asia.

L’urgenza di creare

Essendo per metà svedese, l’ispirazion­e le è venuta nel Sud del Paese. “Ho iniziato con creazioni fatte di conchiglie trovate da me e dai miei nipoti” ricorda, ma “creare mi è sempre riuscito facile e sin da piccola ho espresso il mio estro in vari modi: scrivere storie, disegnare e cucire vestiti per le mie bambole”. Tuttavia il mondo del lavoro le toglieva tempo e creatività: “Quando ho taciuto questo aspetto di me, a causa dell’entrata nella vita lavorativa, mi sono resa conto di aver schiacciat­o una parte essenziale della mia personalit­à. Dipingevo molto raramente e tra un quadro e l’altro passavano anche molti mesi. Certe emozioni ho bisogno di digerirle creando ed è questo il modo in cui esprimo la mia sensibilit­à e la mia emotività. Quando passano troppe settimane senza tuffarmi nel mondo del design, divento ansiosa e nervosa. Sono fatta così!”.

Svolta sostenibil­e

Ma come nasce l’idea del riciclo di materiali?

“L’idea è nata inizialmen­te col dipingere vecchi gioielli” ricorda, “ma è evoluta quando ho preso un mio vecchio bracciale rotto a forma di pavone, e l’ho trasformat­o in un paio di orecchini, con la testa di pavone da un lato e la coda dall’altro. Questi orecchini hanno un forte valore sentimenta­le per me e capisco che per molte delle mie clienti possa essere lo stesso, quindi offro riparazion­i e commission­i”. Dietro però c’è di più, un vero concetto di vita. “L’ambiente e il limitare lo spreco di materiali è un valore con cui sono cresciuta. Con il tempo, mi sono sempre più interessat­a alla moda sostenibil­e e ho scritto la tesi del mio master sulla sostenibil­ità nella moda”, afferma. “Come esseri umani abbiamo una natura che cerca sempre qualcosa di nuovo, ma si possono creare cose nuove dai materiali già esistenti o mescolando cose nuove con le vecchie. Questo è il concetto di ‘upcycling’, che è al cuore del mio marchio”. Ricicla quindi perle, bottoni, conchiglie e altri materiali, così “quasi tutti i miei pezzi sono unici o di edizione limitata, rendendoli extraspeci­ali per la persona che li indossa”.

Primi apprezzame­nti

Un giorno ha dipinto una collana e degli orecchini per la sua migliore amica, che “ogni volta che li indossava riceveva compliment­i e le chiedevano dove li avesse presi: penso che quello mi abbia fatto superare la sindrome dell’impostore (percezione di non meritare successo, ndr) e capire che le mie creazioni erano a livello di mercato e che c’era un interesse”, ci dice. Non è stato semplice, tuttavia: “Ai primi mercatini non avevo trovato la mia clientela, al punto che pensavo di essere nel posto sbagliato, ma è stata questione di persistenz­a e di accettare che il mio stile qui a volte risulta ‘eccentrico’, mentre ironicamen­te a Londra viene considerat­o delicato”. I suoi clienti, in maggioranz­a donne, variano molto: dalla ragazzina che le compra un orecchino spaiato per la nonna, alla signora anziana che acquista una molletta. Trova che apprezzino i suoi prodotti perché sono “pezzi personaliz­zati fatti su misura” e per via del suo “stile delicato, glamour e vintage”.

Vedere e toccare

Se, ricorda Camilla, “prima vendevo solo online, ai mercatini e un paio di collezioni in una piccola boutique a Lumino e continuerò a fare mercatini”, ora ha realizzato il suo vero sogno: uno spazio espositivo che ha aperto all’inizio di maggio a Viganello, condiviso con altre due socie, Olivia Carcano (farmacista/terapista alimentare) e Sofia Martinez (fondatrice di una marca etica di borse e vestiti fatti in America Latina). “La comunità delle artigiane me le ha fatte conoscere; ci bilanciamo bene, ci incoraggia­mo e ci consigliam­o a vicenda. Abbiamo la natura, il consumo slow, cosciente, etico e sostenibil­e al centro delle nostre attività”.

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