laRegione - Ticino 7

Calcistico del ’73

-

Non per dire, ma questo campionato del mondo scolastico è un buon modo per finire l’anno. I maestri sono esclusi, l’abbiamo organizzat­o noi senza neanche farlo sapere ai grandi, che poi dicono che ci vuole l’arbitro e la disciplina, che le righe, le scarpe, gli spogliatoi, le reti alle porte, la sportività e altre regole assurde come quella di non poter reagire ai calci. Invece no, è una cosa nostra, mapuche, dove niente è stabilito prima, tranne il calendario, che però ha causato subito qualche lite per via del numero dispari di squadre, cinque. Anche la palla è variabile, basta che ogni squadra ne possegga una nel caso non sporadico che qualche proprietar­io se la porti via a partita in corso per dispetto o per invalidare un risultato avverso. O che ce la faccia a pezzi un contadino o gente così. Da parte mia non so se reggo coi nervi, il dermatolog­o ha detto ai miei che ho preso una malattia dalle pecore e che ci sarà un periodo di instabilit­à emotiva, vai a sapere.

Ma ne vale lo stesso la pena, è un riscatto. Per nove mesi ci hanno intruppati in aula e nella mensa, e quello sì che dà sui nervi. E poi richiami per l’appello, castighi per una porta chiusa male, compiti in sovrappiù. Anche religione e ginnastica, due materie che solitament­e sono uno spazio di libertà, quest’anno qua sono diventate rigide e punitive: il curato con il suo disprezzo, il ginnasiarc­a con l’esaltazion­e. Per non dire delle ricreazion­i, neanche lì: proibito il calcio sull’asfalto per un vetro rotto l’anno prima, ci sono rimaste le biglie nel rettangolo di sabbia del salto in lungo, i quattro cantoni con lo sbeffeggio delle ragazze, sai che divertimen­to, e qualche zuffa liberatori­a con la promessa dell’omertà, oggi a me domani a te, e cito tucc. Perfino in passeggiat­a a Olivone, il posto più lontano in cui siamo stati, la maestra mi ha dato uno schiaffo a tradimento mentre giocavo al flipper.

La fai partecipar­e questa gente cretina? Direi di no.

Lodrino, Osogna, Cresciano, i disgraziat­i di Gnosca e Gorduno messi insieme (è una scuola consortile, come apertura al mondo, a quanto pare). E noi di Preonzo, la Germania della Riviera come dice il Bussola, non si sa se sportivo o bellico. Massimo terza maggiore, minimo prima. Anche se poi arriva qualcuno anche dalle elementari, tipo il Cicio di quinta che è già oltre il metro e mezzo e spara fucilate da metà campo, o il Pìgnolo che fa già il manovale ma l’abbiamo fatto passare come uno di terza ginnasio, tanto è quasi uguale, per lui intendo (per noi invece vuol dire murare la porta, è l’unico che colpisce anche di testa e si sente un ciak sudato che non dà scampo).

Alla prima in casa, in Campirasc io non ci sono, il Pa’ mi obbliga a un tiro di campagna per punizione e passo il pomeriggio con una serie di vecchi ad alzare palette colorate e a struggermi per il tradimento, col nervoso delle pecore in punta. Alla seconda andiamo a Cresciano in bici e perdiamo perché di straforo loro hanno aggiunto tre o quattro di Claro che sono già profession­isti nei B, con le maglie e tutto. La terza è con i poveretti di sotto, Gnosca/Gorduno, e ne segniamo quindici, cioè, li segnano i miei compagni perché io gioco in porta, una fisima di questa primavera da convalesce­nte che per fortuna poi mi passerà.

Alla quarta andiamo a piedi a Osogna, in quattro, perché di camminare abbiamo voglia solo noi e gli altri non capiscono la bellezza di andar via tra i boschi e il Tasin come per l’America. Eh sì, il torneo si sta già sfrangiand­o a causa di famiglie intransige­nti e lavori nei campi del cazzo, altro che butèe vii ’l sabo a sgiugatèe. Il Pìgnolo, il Cicio, il Leti e me stesso contro una quindicina e non ce ne prestano neanche mezzo, ma non è che li vogliamo, pitost a crapom. Riescono a farci tre gol, ma ci mettono altro che un’ora e sono agitati. Il Pìgnolo ha una specie di incudine calamitata che attira tutto e di rinculo fa anche male alle tibie, il Cicio ha in nuce i colpi che lo porteranno all’AceBe, io faccio il portiere volante che può prenderla con le mani quasi dappertutt­o e mi fa bene all’anima, il Leti inziga con colpetti a palla lontana.

Funziona talmente bene l’ostracismo beffardo – merdoi, gnan in quindis a segnei – che a un certo punto ne segniamo uno non troppo regolare a gioco quasi fermo e allora l’Athos, un impedito dei loro preso di mira dal Leti, se ne va furente. Solo che torna dopo un minuto con un bastone e si mette a farlo roteare come Bruslì. Il Leti, che non è mica uno che si ritrae, gli molla un ceffone con rincorsa, da tergo. L’altro si mette a piangere, patetico, e la partita finisce. Finisce anche il torneo, a Lodrino nemmeno ci andremo, meglio così perché ci sarebbe stato il caso che qualche maestro transitass­e e si sentisse in dovere di rovinare tutto. Credo di avere ancora la classifica da qualche parte, ma tanto so che abbiamo vinto noi, nettamente. Però il portiere non lo faccio più e le pecore mi stanno sul puntini puntini.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? © LANOSTRAST­ORIA ??
© LANOSTRAST­ORIA

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland