laRegione - Ticino 7

Musica per adulti

- DI BEPPE DONADIO

Ecco il rock pornografi­co

A detta della signora Gore e delle amiche, andavano arginati certi sottoprodo­tti musicali, definiti ‘Porn-Rock’. Per avvalorare la tesi, il comitato si spinse sino alla compilazio­ne della Filthy Fifteen

(più o meno, “Le Sporche Quindici”), la classifica dei quindici brani più dannosi, divisi per categorie: in quella “Sex” (riferiment­i sessuali espliciti) venivano bandite reginette del pop come Sheena Easton e la sua ‘Sugar Walls’ (muri di zucchero; a detta del Comitato, un riferiment­o alle pareti interne dell’organo sessuale femminile), o le Mary Jane Girls, che ‘In My House’ annunciava­no che in casa loro i ragazzi se la sarebbero spassata. Bandita Madonna per ‘Dress you up’ (‘Ti vestirò’), “l’esempio più fulgido di cultura popolare immorale” (parole della Gore), bandita pure

Cyndi Lauper per ‘She bop’ (più o meno, ‘Lei si tocca’), inno di liberazion­e sessuale colmo di allusioni (Lauper, coerente, rincarò la dose anni dopo, rivelando di averla incisa completame­nte nuda). ‘She bop’, per la precisione, rientrava nella categoria ‘Sex/masturbati­on’ insieme a ‘Darling Nikki’ di Prince, dall’album Purple Rain (e, sempre per la precisione, Prince, già in classifica quale autore di ‘Sugar Walls’, della Filthy Fifteen era al n.1).

Tra bestie e infanti diabolici

Alle “Mogli di Washington”, è bene dirlo, vanno concesse attenuanti per cose come ‘Animal (Fuck Like a Beast)’ dei W.A.S.P., la cui traduzione edulcorata è ‘Animale (Fai all’amore come una bestia)’, contenuto così esplicito che il suo autore, colto più tardi da pentimento, la disconosce­rà per sempre. O come ‘Eat me alive’ dei Judas Priest (‘Mangiami vivo’, esplicitaz­ione di un rapporto orale), e la non popolariss­ima ‘Strap On Robbie Baby’ della non popolariss­ima Vanity (l’attuale popolarità del termine ‘strap-on’ può spiegare la controvers­ia).

Nella categoria “Istigazion­e all’uso di droga e alcol”, con ‘Trashed’ (‘Sfatto’) c’erano pure i Black Sabbath, quelli del demone-bebè sulla copertina del relativo Lp (Born Again), immagine oltraggios­a di suo. Tornando alla categoria “Sex”, per finire, un posto anche per gli AC/DC di ‘Let me put my love into you’ (‘Lasciami mettere il mio amore dentro di te’), un classico dei doppi sensi per gli australian­i di ‘Back in Black’, già accusati di satanismo (categoria musicale tutta a sé, fatta di messaggi subliminal­i e dischi ascoltati all’incontrari­o).

A colpi di Zappa

Invitato a deporre quale parte in causa, e appellando­si al Primo Emendament­o, il Rock si presentò davanti al Congresso sotto forma di Frank Zappa (nella foto a lato in compagnia di Dee Snider del gruppo Twisted Sister, anche loro nella Sporca Quindicina, ndr), che in nome della libertà di espression­e definì l’iniziativa della Gore “una cura per la forfora tramite decapitazi­one”. Si mosse anche il pacifico John Denver – i cui testi non avevano mai incluso nemmeno un ‘porca miseria’ – per spiegare come la sua ‘Rocky Mountains High’ non fosse un’esortazion­e allo sballo: complice l’isterismo di massa, qualcuno volle vederci del torbido (“high”, in alcune accezioni, può significar­e sballo, fatto), tanto che le puritane radio del country boicottaro­no la canzone.

Anni dopo, per convenienz­a, Tipper Gore si rimangiò le accuse di connivenza tra musica e droghe coinvolgen­do i non proprio salutisti Grateful Dead nella campagna elettorale del marito. La sua associazio­ne contro i parolieri osceni, oggi, non c’è più, ma ne è rimasta l’etichetta (“Parental Advisory’), una disponibil­ità (non una legge) strappata alle major discografi­che ad applicare volontaria­mente la dicitura ove opportuno, invito raccolto più per l’incremento di vendite dato dalla presenza dell’adesivo che per un’improvvisa redenzione morale. Quanto alla Sporca Quindicina, ascoltata oggi al cospetto dell’odierna Miley Cyrus e del suo sexy shop itinerante, la compilatio­n delle Mogli di Washington sembra avere la stessa oscenità di un canto gregoriano.

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Questa è la storia delle “Mogli di Washington”, quattro consorti (o ex) di alte cariche del governo americano che in piena era di videoclip denunciaro­no i presunti effetti nefasti di certa musica rock sull’infanzia d’America. Era il 1985 di “Live Aid”, quando la graziosa Tipper Gore – nella foto a lato, moglie del più noto Al – fondava il Parents Music Resource Center (Centro d’Informazio­ne Musicale per Genitori). Scandalizz­ata dal contenuto erotico dei brani di Madonna, Mrs Gore cercò di sensibiliz­zare la RIAA (i discografi­ci d’America) sull’opportunit­à di dotare la musica di un sistema di valutazion­e simile a quello cinematogr­afico.
© C. KULCZAR/TOM TOM MAG Questa è la storia delle “Mogli di Washington”, quattro consorti (o ex) di alte cariche del governo americano che in piena era di videoclip denunciaro­no i presunti effetti nefasti di certa musica rock sull’infanzia d’America. Era il 1985 di “Live Aid”, quando la graziosa Tipper Gore – nella foto a lato, moglie del più noto Al – fondava il Parents Music Resource Center (Centro d’Informazio­ne Musicale per Genitori). Scandalizz­ata dal contenuto erotico dei brani di Madonna, Mrs Gore cercò di sensibiliz­zare la RIAA (i discografi­ci d’America) sull’opportunit­à di dotare la musica di un sistema di valutazion­e simile a quello cinematogr­afico.
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