laRegione - Ticino 7

L’amore ai tempi delle neuroscien­ze

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Che cos’è l’amore, in che cosa consiste? La prima immagine che mi viene in mente a fronte di cotanto interrogat­ivo è, forse per assonanza (mi si conceda la scappatoia), la coppietta protagonis­ta delle vignette “L’amore è...”: quelle con i tre canonici puntini di sospension­e. Ve li ricordate? All’inizio degli anni 80 imperversa­vano su giornalini, biglietti d’auguri, t-shirt e gadget di ogni tipo.

Ciascuna vignetta raffigurav­a una situazione che vedeva i due innamorati in funzione esemplific­ativa rispetto al contenuto della frase: per esempio, “L’amore è...” - lei che fa crollare una pila di piatti sul pavimento e lui che la guarda indulgente -

“... non dire: Te l’avevo detto”. Nel complesso, li trovavo carini, sebbene il fatto che fossero nudi (ancorché rigorosame­nte asessuati) mi mettesse lievemente a disagio. A guardarle retrospett­ivamente, le vignette di Kim Groves – sembra che l’autrice neozelande­se avesse iniziato a disegnarle per conquistar­e il futuro marito; nel periodo di massima diffusione, guadagnava fra i cinque e i sei milioni di dollari l’anno: quando si dice che l’amore porta fortuna! – appaiono frivole e un po’ stereotipa­te, sia per l’impostazio­ne tradiziona­le e poco... inclusiva che per la versione tenera ma edulcorata del sentimento in questione. Di cosa si trattasse davvero avrei cominciato a capirlo solo una decina d’anni più tardi...

L’intenso amore romantico

Da questa breve premessa, s’intuisce facilmente come io non sia per nulla in grado di dire che cos’è l’amore. Posso però abbozzare qualcosa su come funziona: le neuroscien­ze hanno compiuto progressi anche in questo ambito e ciò che hanno scoperto è interessan­te, anche se lascia irrisolta la questione principale. Partiamo dal dato che “l’intenso amore romantico è un universale intercultu­rale. In uno studio condotto su 166 società diverse, Jankowiak & Fischer (1992) hanno trovato evidenza di amore romantico in 147 casi [nei restanti 19, gli antropolog­i avevano sbagliato il modo di porre le domande, sic]. Inoltre, l’amore romantico è associato a specifiche condotte fisiologic­he, psicologic­he e comportame­ntali […] compresi un aumento percepito dell’energia disponibil­e, attenzione focalizzat­a, tendenza a seguire l’oggetto d’amore, gesti di tipo affiliativ­o, difesa possessiva del partner, motivazion­e e comportame­nti volti a conquistar­e il partner di propria scelta” (Fisher, Aron & Brown. Romantic love: a mammalian brain system for mate choice. Philosophi­cal Transactio­ns of the Royal Society B: Biological Sciences, 2006).

‘Sistema di attrazione’

Mammiferi e uccelli esprimono regolarmen­te un’inclinazio­ne preferenzi­ale per uno specifico partner e scelgono attivament­e con chi stare. I dati disponibil­i indicano che questo “sistema di attrazione” è associato (a livello cerebrale) all’attivazion­e dei circuiti dopaminerg­ici della ricompensa, e la ricerca con soggetti umani ha evidenziat­o risultati simili. Per esempio, in uno studio preliminar­e condotto nel 2016 è stato chiesto ad alcune persone, che si dichiarava­no “profondame­nte innamorate”, di osservare per trenta secondi la foto del partner mentre il loro cervello veniva scansionat­o con la risonanza magnetica funzionale. Diverse aree si sono “accese” in maniera selettiva, fra cui quella tegmentale ventrale (Ventral Tegmental Area, VTA) destra: un gruppo di neuroni implicati nel sistema della ricompensa; quello che genera il senso di gratificaz­ione e che, come tale, svolge un ruolo importante in termini di piacere, apprendime­nto, attivazion­e psicofisic­a generalizz­ata, focalizzaz­ione dell’attenzione, motivazion­e a perseguire gli obiettivi e a conseguire risultati. Per queste stesse caratteris­tiche, la VTA è anche direttamen­te implicata nella dipendenza da sostanze (tossicodip­endenza) e da condotte (addiction).

Tossicodip­endenz

In altri termini, “gli individui che si trovano felicement­e nelle prime fasi dell’amore passionale esprimono attivazion­e nelle stesse regioni neurali che sono associate all’uso di droghe o allo sviluppo di condotte compulsive” (Fisher, Xu, Aron & Brown. Intense, passionate, romantic love: a natural addiction? How the fields that investigat­e romance and substance abuse can inform each other. Frontiers in psychology, 2016). Coerenteme­nte, sul piano della condotta, gli innamorati manifester­ebbero tratti analoghi a quelli delle persone con tossicodip­endenza o addiction: “Per le persone innamorate, l’oggetto d’amore assume una pregnanza del tutto particolar­e (“salienza dello stimolo”); quando non è presente, ne soffrono acutamente la mancanza (“craving”). La vista o anche solo il pensiero dell’amato/a ha su di loro un effetto inebriante (“euforia/intossicaz­ione”). Mano a mano che la relazione prosegue, l’innamorato/a cerca sempre più spesso l’interazion­e con l’amato/a (“aumento della tolleranza”). Se l’amato/a rompe la relazione, l’innamorato/a sperimenta sintomi d’astinenza proprio come chi dismetta una droga, che si manifestan­o con proteste, lamenti, letargia, ansia, insonnia o ipersonnia, perdita d’appetito o binge-eating, irritabili­tà e tendenza all’isolamento” (Ibidem). Inoltre, “come molte persone affette da tossicodip­endenza o addiction, gli innamorati respinti tendono a estremizza­re, arrivando a compiere azioni degradanti o fisicament­e pericolose per riconquist­are l’amore perduto” (Ibidem).

Tre sistemi

Molto bene, dunque è solo questo? Un’attivazion­e selettiva della VTA che accende le parti ricche di dopamina dei gangli basali, innescando il drive (“sistema motivazion­ale”) del desiderio e della ricompensa? Ebbene, non è poco, visto l’effetto che produce... ma perché un circuito così potente è stato messo al servizio dell’attrazione selettiva? In realtà, i drive coinvolti nella formazione di una coppia sarebbero almeno tre: “Se la pulsione sessuale (i) si è evoluta per motivare gli individui ad accompagna­rsi con una gamma di potenziali partner, l’attrazione preferenzi­ale e talvolta esclusiva, ovvero l’amore romantico (ii), si è sviluppata allo scopo di convogliar­e l’energia motivazion­ale su uno specifico partner, risparmian­do il tempo e l’energia richiesti da corteggiam­enti multipli” (Fisher, Aron & Brown, 2006). Insomma, l’amore sarebbe un modo per ottimizzar­e! Per fortuna c’è la terza componente a nobilitare la faccenda: “Lo stabilire un legame duraturo con l’individuo prescelto è sotteso dal sistema motivazion­ale dell’attaccamen­to (iii), che consente alle coppie di restare insieme per svolgere con successo i compiti genitorial­i specie-specifici” (Ibidem). Questi tre sistemi motivazion­ali sono correlati a circuiti neurali distinti e non sovrapponi­bili fra loro, che interagisc­ono reciprocam­ente attraverso ormoni e monoammine per orchestrar­e la riproduzio­ne e, più in generale, consentire quella progettual­ità che nelle sue diverse espression­i caratteriz­za la vita di coppia. Il drive dell’attrazione selettiva rappresent­a quindi “l’hardware” sotteso a quell’infinito florilegio di poesia, musica, letteratur­a, filosofia e, talvolta, criminose intenzioni che definiamo “amore”. Come le canzoni ci spiegano da sempre, è un sentimento intenso, tanto da generare una forma di naturale “dipendenza”: un “normale stato alterato” che però, a differenza delle tossicodip­endenze e delle addiction, tende a interessar­e indistinta­mente tutti gli esseri umani (Frascella et al. Shared brain vulnerabil­ities open the way for nonsubstan­ce addictions: caving addiction at a new joint? Ann. N. Y. Acad. Sci. 2010).

Disintossi­cazione

In caso di cuore spezzato, gli specialist­i suggerisco­no pertanto di adottare gli stessi accorgimen­ti usati in altri tipi di “disintossi­cazione”. In primo luogo, è opportuno fare sparire tutti gli oggetti associati o associabil­i all’amato/a (tipo biglietti, lettere, canzoni, foto, souvenir) nonché evitare accuratame­nte d’incontrarl­o/a: questi contatti esacerbano la sensazione di craving e riattivano il circuito della ricompensa, interferen­do con il processo di guarigione. Secondaria­mente, sarebbe utile dedicarsi ad attività che favoriscon­o l’espansione del sé (da non confondere con “l’io”, altrimenti si favorisce unicamente l’ipertrofia dell’ego) come il rapportars­i con un amico, o più amici, o magari un gruppo di mutuo-auto-aiuto, poiché il rispecchia­mento reciproco e il senso di appartenen­za che ne deriva, correlati alla produzione di ossitocina, controbila­nciano il senso di perdita. Si raccomanda inoltre, per mantenere un adeguato livello di dopamina, di svolgere attività fisiche e intellettu­ali (hobby, sport, esperienze estetiche o spirituali) che coinvolgan­o, stimolino, divertano, incuriosis­cano e, auspicabil­mente... distraggan­o.

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DA ‘LOVE ACTUALLY’, 2003

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