Libero è bello
Aperto ieri il Festival del film. Solari: ‘Senza indipendenza, sarebbe il declino’
C’è chi vorrebbe ‘una commissione di censura’, spacciandola per ‘etica’. Solari non ci sta e difende l’indipendenza del Festival.
«Chi vuole un film, chi ne vuole un altro, chi vorrebbe una commissione di censura, chiamandola commissione etica...». È arrivata alla fine la stoccata del presidente, che a scanso di equivoci l’ha detta in italiano. In fondo a una cerimonia mai come quest’anno poco frequentata, ma generosa di facce di granconsiglieri e municipali, tutti con le orecchie tese (non sappiamo se anche con una tessera omaggio in tasca) quando Marco Solari ha preso la parola. Al culmine del suo intervento, dicevamo, è arrivato l’affondo a difesa della libertà del Festival, a dire il vero neanche tanto turbata dal chiacchiericcio di fondo di questi giorni. Il verbo di Solari infatti è apparso più che altro un atto dovuto, in ogni caso chiaro: «Rinunciare alla propria indipendenza sarebbe per il Festival l’inizio del declino». Dopotutto, quell’indipendenza, i granconsiglieri ticinesi l’hanno ribadita lo scorso giugno, in occasione del voto sul credito di 14 milioni per i prossimi cinque anni. Forse le parole del presidente erano da intendersi come un promemoria. In apertura, Solari ha fatto proprie le metafore faunistiche del ministro della Cultura, Alain Berset, a Locarno come al solito di splendido umore: «Il nostro pardo si troverà sempre bene fra i plantigradi bernesi, ed è riconoscente per la protezione in stile Wwf di cui è oggetto». In effetti Berset aveva ribadito il valore del sostegno al Festival, così come a tutta la nostra cultura, un impegno (da cui la Legge sulla cultura, appunto) «da intendersi come messaggio di autodefinizione, nel nostro interesse». Solari, però, puntando Berset con cipiglio penetrante nelle palle degli occhi, ha chiarito i termini della questione: «Rin- graziamo, ma non ci sono mai stati fatti regali: noi in cambio abbiamo dato impegno, passione, professionalità e risultati». E soprattutto, venendo al sodo: «Questo impegno va rinnovato di anno in anno, per non trasformare questo Festival in un open air». La vera novità di questa cerimonia inaugurale, dopo un decennio di mise leopardate e parole di circostanza di Carla Speziali (che comunque ha raccolto un applauso, non per il vestito maculato ma per la sua “eredità”, il Palazzo del cinema), è arrivata in apertura con il discorso del neosindaco di Locarno, Alain Scherrer. Notoriamente a suo agio quando ha un microfono in mano, ha tenuto a freno l’ugola ma non l’ispirazione, forse lasciata fin troppo libera. Ma, se «il cinema è una lama che ti penetra l’anima», difenderlo, difendere questo Festival e la nostra cultura, equivale a salvaguardare «la nostra curiosità verso ciò che è lontano e diverso, la base di ogni società evoluta»... Norman Gobbi ha ascoltato serenamente, poi, in qualità di presidente del Consiglio di Stato, ha preso la parola, mangiandosela di tanto in tanto: «Questo è un anno importante per il Festival, è stato rinnovato il credito cantonale ed è arrivato pure il sostegno al Palacinema». Come dire, quando serve i ticinesi ci sono tutti, belli e brutti: «Da parte sua il Festival deve rispondere con responsabilità, dal punto di vista finanziario e della promozione di questo territorio».