Quadrifonia visiva
Artisti che operarono in Ticino tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta
Miro Carcano, Hans Gessner, Hermanus e Alberto Salvioni: quattro percorsi al Museo d’arte di Mendrisio fino al 24 luglio
Non è un’esposizione collettiva: s’intitola ‘Quadrifonia’ e comprende quattro distinte mostre monografiche riunite sotto lo stesso tetto e unite da un denominatore comune: gli artisti che hanno operato in Ticino nella seconda metà del ventesimo secolo. Inaugurata il 30 aprile, ‘Quadrifonia’ è visitabile fino al 24 luglio al Museo cantonale d’arte di Mendrisio. Miro Carcano, Hans Gessner, Hermanus e Alberto Salvioni sono gli artisti scelti dal Museo e le cui opere sono esposte nel chiostro dei serviti. Pregevoli sono pure i quattro libretti, dedicati a ogni singolo artista, che costituiscono il catalogo dell’esposizione. La mostra si sviluppa attorno a vicende artistiche nel Ticino nel corso di tre decenni, tra la metà degli anni 50 e gli anni 90. “Sono quattro linguaggi pittorici molto diversi tra di loro, ma accomunati da un contesto ricco di sperimentazioni macinate e ormai assimilate, dal cubismo al surrealismo e all’arte concreta” si legge nella presentazione. Di ogni artista sono stati messi in luce, sulla base di una scelta essenziale, tematiche o aspetti stilistici poco noti. L’atmosfera che respira il visitatore della mostra la respira pure chi sfoglia i libretti: è ariosa, accurata, attenta alla sperimentazione di chi fa dell’arte non solo veicolo d’espressione ma strumento di ricerca. La parte dedicata a Miro Carcano è stata curata da Barbara Paltenghi Malacrida; Hans Gessner da Emanuela Burgazzoli; Hermanus da Simone Soldini, direttore del Museo, come pure Alberto Salvioni, il cui libretto vanta pure un contributo di Maria Will.
Percorsi e stili diversi, dal cubismo al surrealismo e all’arte concreta
Miro Carcano (Malters 1926 – Maroggia 1994) non ebbe un’istruzione accademica, divenne pittore solo guidato dal talento e della passione. La mostra si apre con una selezione di opere “in cui il pittore abbandona i toni forti, espressionisti, per i quali è da molti conosciuto, in favore di una pittura di
stampo impressionista, più leggera e meno strutturata, eterea e al contempo surreale. Non viene meno anche in questo filone di Carcano quella sua tipica nota di humour un po’ acido e grottesco, anche se lo stile si rivela decisamente più intimista e riflessivo rispetto agli esiti degli inizi”, si legge nel testo. “La sua concretezza” scrive Paltenghi Malacrida, “cede il posto a un’evanescenza lieve, una melanconia sottile e ravvicinata”. Hans Gessner (Aarau 1898 – Lugano 1986) si è formato a Basilea e a Zurigo, ha vissuto ad Amburgo in stretto contatto con una cerchia di artisti espressionisti negli anni Trenta, per poi stabilirsi definitivamente, nel 1943, in Ticino. “Decisivi per lui furono l’incontro con le teorie filosofiche di Rudolf Steiner e, a seguito della sua adesione all’antroposofia, con l’artista discepolo di Steiner, Karl Ballmer, pure lui in Ticino dagli anni 40, che gli fu maestro e amico”. La mostra fa dialogare i due artisti, Gessner e Ballmer, e ne emerge una piena sintonia nell’invenzione di coppie o di gruppi di figure. Passiamo a Hermanus, una delle più singolari e avvincenti figure d’artista presenti nel secolo scorso in Ticino: Hermanus van der Meijden (Utrecht 1915 – Iseo 1990). Il suo “è un lavoro pittorico dalla qualità plastica potente, nella forma e nel colore, che possiede quindi un carattere spiccatamente scultoreo. Ma la cristallina opera dell’artista non può essere disgiunta dalla figura dell’uomo, dalle sue radicali scelte di vita, dall’esigenza di creare in solitudine” scrive Simone Soldini. E infine Alberto Salvioni (Bellinzona 1915 – Rojales 1987). Dell’artista la mostra riporta dapprima una serie di piccole, coloratissime tempere e pastelli dedicati al paesaggio vulcanico dell’isola di Lanzarote, per poi concentrarsi sul suo ultimo periodo spagnolo, forse il momento più felice della sua opera, e dà spazio ad alcuni temi prediletti dall’artista: i già citati paesaggi di Lanzarote, la serie astratta delle “lenzuola”, le bagnanti, le piazze e gli “orti”. La mostra indaga l’estrema, fruttuosa stagione spagnola, in cui l’autore unisce ironia a eleganza formale. “Ci sono artisti che offrono i frutti più succosi alla fine della loro vita” scrive Simone Soldini: “Alberto Salvioni ne è un esempio”.