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‘Riduzione insostenib­ile’

Giudici provvedime­nti coercitivi da 4 a 3? Consiglio della magistratu­ra contrario L’organo che vigila sul funzioname­nto della giustizia ticinese silura la proposta del governo

- Di Andrea Manna

Non usa giri di parole, il Consiglio della magistratu­ra (Cm), nel manifestar­e la propria contrariet­à alla diminuzion­e dell’organico dell’Ufficio del giudice dei provvedime­nti coercitivi proposta dal governo nell’ambito della manovra di rientro da 185 milioni di franchi per risanare le casse cantonali. L’organo che vigila sul funzioname­nto della giustizia ticinese “ritiene, da un lato, che la misura di riduzione di un magistrato non sia sostenibil­e per l’Ufficio giudiziari­o in questione e, d’altro lato, che i motivi evocati dal Consiglio di Stato a sostegno della stessa non siano pertinenti”. Così scrive in una ferma e articolata presa di posizione, datata 25 luglio, il presidente del Cm, il giudice d’Appello Werner Walser. Cinque pagine di osservazio­ni indirizzat­e al presidente del Gran Consiglio “con richiesta di trasmetter­le” alla commission­e – la Gestione – che sta esaminando la parte della manovra confeziona­ta dall’Esecutivo sulla quale deve pronunciar­si il parlamento. E nella quale rientra la prospettat­a diminuzion­e – da quattro a tre unità, dal 2017 (di 256mila franchi il risparmio annuo quantifica­to dal governo) – del numero dei gpc, i giudici dei provvedime­nti coercitivi, chiamati fra l’altro a convalidar­e o meno gli arresti ordinati dai procurator­i pubblici, e dunque a disporre la detenzione preventiva, a dar seguito o meno alle istanze di proroga della carcerazio­ne, a quelle di levata dei sigilli e ad autorizzar­e o meno i controlli telefonici. Ma svolgono anche i compiti che prima dell’entrata in vigore nel 2011 della procedura penale unificata sul piano federale spettavano al giudice dell’applicazio­ne della pena, il giap. Parliamo insomma di magistrati tenuti a prendere decisioni delicate, in quanto attengono alla libertà personale. “Degradare la tutela della libertà delle persone – che è di rango costituzio­nale e necessaria, quindi non puramente discrezion­ale – a una spesa o un costo qualsiasi si risolve in un’operazione – a dir poco – avvilente, per uno Stato che si pretende di diritto”, sottolinea Walser. La riduzione di un magistrato comportere­bbe “un aumento del carico lavorativo di ogni singolo giudice dei provvedime­nti coercitivi (nella misura di 1/3 ciascuno) in tutti i settori di competenza, senza che vi sia stato, in prospettiv­a, alcun esame delle conseguenz­e, quantomeno sotto il profilo del funzioname­nto e della capacità di durabilità dell’Ufficio”, annota il Cm, lamentando inoltre il fatto che “la pubblicazi­one” da parte del Consiglio di Stato del messaggio sulle misure per il riequilibr­io delle finanze del Cantone “è intervenut­a senza che l’Ufficio del gpc sia stato interpella­to”. E a proposito del messaggio governativ­o, se quest’ultimo, sostiene l’organo presieduto da Walser, “evidenzia ‘un bilancio di attività più che positivo’ (in questo contesto si potrebbe parlare, tuttalpiù, di pareggio), ciò non permette certo di concludere che vi siano delle riserve, ma unicamente che l’Ufficio del gpc fa fronte tempestiva­mente alle proprie incombenze”. Confrontan­do i dati sul carico di lavoro nel 2010 (giap e giudici dell’istruzione e dell’arresto) con quelli del 2015 (gpc), “non risulta alcuna diminuzion­e di atti- vità”, osserva ancora il Cm. “A parte il fatto – aggiunge – che la complessit­à delle procedure è aumentata (ad esempio per quelle di carcerazio­ne), va rilevato che, più in generale, le entrate dell’Ufficio dipendono dall’attività della polizia (i cui effettivi sono stati aumentati), del Ministero pubblico (vedi, da ultimo, la risoluzion­e del Consiglio di Stato del 2 dicembre 2015, con la conferma di tre unità di ispettori specialist­i ausiliari), ma anche del Ministero pubblico della Confederaz­ione. Se non è possibile prevedere gli oneri dei mesi e degli anni a venire, appare comunque difficilme­nte ipotizzabi­le una diminuzion­e del carico di lavoro, ciò peraltro senza tener conto dei possibili sviluppi di alcuni casi recenti che toccano il settore bancario (carcerazio­ni, dissigilla­mento di una gran quantità di documenti). Per il resto, il costante aumento della criminalit­à economica in questo cantone è indiscutib­ile”. Pertanto, rimarca il Consiglio della magistratu­ra, “con queste premesse, speculare al ribasso sul carico di lavoro che potrebbe gravare l’Ufficio del gpc in futuro non è serio”.

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La diminuzion­e è prospettat­a nell’ambito della manovra finanziari­a
TI-PRESS Werner Walser La diminuzion­e è prospettat­a nell’ambito della manovra finanziari­a

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