Fra cinema civile e interattivo
Ieri in Concorso il bel film di Milagros Mumenthaler, che torna nell’Argentina dei desaparecidos. Ma abbiamo visto pure l’esperimento di cinema interattivo dello svizzero Tobias Weber...
“Nella vita siamo tutti legati (…)”; “La vita è fatta di scelte sottili (…)”. Due fra le battute iniziali di “Late Shift”, film svizzero, del regista Tobias Weber, proiettato ieri al Fevi. Battute che danno un paio di indizi su concezione e maniera di fruizione del film. Quante volte ci è capitato di immedesimarci nel protagonista di una storia e pensare : “Ah! Se fossi stato in lui avrei reagito così. Al posto suo avrei fatto o detto...”. Si tratta appunto di scelte. Accantonando la storia raccontata, questo film d’azione ha suscitato la nostra curiosità poiché, come cita la nota, è interattivo e coinvolge la partecipazione del pubblico. Ma come funziona a livello cinematografico? Attraverso un’applicazione. Cellulare alla mano (un’estensione delle dita sdoganata anche al cinema!), lo spettatore è chiamato, per il susseguirsi delle azioni, a decidere per il protagonista: su entrambi gli schermi – quello grande e quello piccino – appaiono le caselline con le possibilità (da due a più). Gli spettatori fanno la propria scelta pigiando (bisogna esser rapidi!) e la storia continua in funzione della volontà della maggioranza del pubblico. Ci siamo lanciati in quest’esperienza di cinema interattivo e le considerazioni sono diverse. Se da un lato, oltre ad avere l’aspetto ludico, il film fa sì che il pubblico stia con occhi e testa attaccati allo schermo (anzi a due…) e quindi lo segua attentamente; dall’altro, la storia imbastita risulta semplice, senza la pretesa di abbordare temi che siano di riflessione (ma probabilmente è una caratteristica funzionale e il genere azione si presta in ciò). Inoltre, per quanto si abbia la sensazione di poter decidere delle sorti, nasce il sospetto che – sia che si propenda per l’una o per l’altra possibilità –, si arrivi comunque al filo narrativo già deciso e quindi che le scelte fatte non incidano realmente. Si potrebbe obiettare: “Come normale che sia, altrimenti si dovrebbe girare un numero indefinito di scene, poiché le possibilità potrebbero essere infinite. E, il rischio sarebbe comunque quello di rendere sconclusionato il film!”. È stato comunque interessante vedere come le scelte fatte dalla maggioranza (ahinoi, sempre opposte alle nostre!), siano in genere propense al conflitto: preferite che incalzi nella discussione o si accordi?, che se ne vada o picchi quel tale?, che riesca a fuggire o che venga colpito a morte?…