Il Cm: la carenza di risorse può causare disfunzioni. Lo Stato correrebbe un rischio anche finanziario
Nella sua presa di posizione il Consiglio della magistratura coglie anche l’occasione per precisare alcuni dati. Come quelli che figurano nell’interrogazione inoltrata lo scorso febbraio dal deputato del Plr, e avvocato, Matteo Quadranti. Un atto parlamentare, sostiene l’organo presieduto da Werner Walser, che “si fonda su una premessa errata”, ovvero che “i giudici sarebbero stati aumentati da tre a quattro con l’entrata in vigore”, nel 2011, “del nuovo Codice di diritto procedurale penale svizzero”. In realtà il numero dei magistrati “è diminuito: da cinque unità (tre giudici dell’istruzione e dell’arresto più un giudice dell’applicazione della pena e un sostituto) a quattro unità (quattro giudici dei provvedimenti coercitivi che si occupano anche dell’applicazione della pena)”. Secondo il Cm, è poi “opinabile” che la riduzione suggerita dal governo nel quadro della manovra di rientro – dagli attuali quattro a tre giudici dei provvedimenti coercitivi – sia una misura di risparmio. “Innanzitutto non è corretto affermare in modo perentorio che le ‘pendenze in materia di applicazione della pena’ sono ‘oggi evase esclusivamente da un segretario giudiziario’ – scrive il Consiglio della magistratura–. Con riguardo già solo alle decisioni di commutazione preparate dal segretario giudiziario, esse vanno comunque verificate, viste le problematiche in materia di decretistica e notifiche relative (...). Queste pratiche, in ogni caso, vanno e andranno evase da qualcuno. L’eventuale trasferimento delle competenze in materia di collocamenti iniziali ad autorità amministrative non permette l’evasione delle pratiche a costo zero, perché, comunque sia, qualcuno le dovrà trattare. Non solo, ma occorrerebbe comunque prevedere un’autorità di ricorso giudiziaria, in cui una posizione di magistrato è imprescindibile”. C’è di più. Con la diminuzione dell’organico dell’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, avverte il Consiglio della magistratura, “si corre un rischio concreto, non soltanto d’immagine, ma anche finanziario, di responsabilità dell’ente pubblico, vista la delicatezza del settore, per disfunzioni provocate da carenza di risorse”. Dura la conclusione del Cm: “Alla luce delle lacune di analisi, di valutazione e di motivazione della proposta contenuta nel messaggio” governativo, “questo Consiglio non può condividere la misura” prospettata. “Ritenuto, non da ultimo, che la questione della ‘contingenza del prepensionamento dell’attuale presidente dell’Ufficio’ del gpc è stata indicata soltanto quale elemento che favorisce la misura, ma che non la giustifica, la misura proposta – osserva il Cm – si risolve sostanzialmente in una sottrazione indiscriminata di risorse”. A.MA.