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La ‘pace’ di San Pietroburg­o

Erdogan e Putin tornano a incontrars­i dopo il gelo seguito all’abbattimen­to del caccia, nove mesi fa I presidenti turco e russo cercano un terreno comune alternativ­o a Ue e Stati Uniti. Resta la divisione più grave, la sorte di Assad e della Siria.

- Ansa/red

Mosca – “Pace” fatta tra Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin. I presidenti di Turchia e Russia si sono incontrati ieri a San Pietroburg­o, per la prima volta nei nove mesi trascorsi dall’abbattimen­to di un caccia russo da parte dei jet turchi. Favorito da businessme­n dei due Paesi, l’incontro serviva a entrambi i presidenti a poter esibire un qualche successo economico e politico. Così, hanno detto al termine dei colloqui, sulla Siria si può provare a trovare un compromess­o; le sanzioni russe contro Ankara saranno eliminate gradualmen­te e i turisti russi torneranno presto in Turchia con la ripresa dei voli charter; il gasdotto Turkish Stream si farà (almeno nel tratto russoturco) e anche la centrale nucleare turca di Akkuyu. Quanto alla Siria – dove Putin ed Erdogan sono in campi nemici – i due sono necessaria­mente rimasti sul vago: il presidente russo si è limitato a parlare di una posizione comune nella “lotta al terrorismo”, ma a una questione così delicata è stato riservato un incontro speciale separato con i ministri degli Esteri e i dirigenti dei servizi segreti. Davvero o per finta, dunque, la Turchia si riavvicina a Mosca, giocando la carta russa anche per lanciare un avvertimen­to all’Occidente, da cui sono giunte critiche per le purghe colossali e il clima di caccia alle streghe seguito al fallito golpe. In totale 26mila persone sono finite in carcere e decine di migliaia sono state sospese o rimosse dai loro incarichi pubblici. Durante l’incontro nella Sala greca di Palazzo Konstantin­ovski, Erdogan e Putin si sono promessi di ripristina­re la cooperazio­ne economica. Si va perciò verso la graduale cancellazi­one dello stop russo alle importazio­ni di prodotti alimentari turchi – un provvedime­nto che ha portato al crollo dell’export turco in Russia nel primo semestre di quest’anno (-60,5% rispetto allo stesso periodo del 2015) – e verso la ripresa dei voli charter carichi di turisti russi. Secondo alcune fonti, inoltre, Erdogan avrebbe chiesto a Putin anche uno sconto sul gas russo (che costituisc­e almeno la metà del fabbisogno della Turchia): un’opzione di cui secondo Mosca si può discutere. Confermata anche la ripresa del progetto di Akkuyu, con il sostegno dell’Agenzia atomica russa, e soprattutt­o il rilancio del Turkish Stream, il gasdotto che dovrebbe portare il metano russo in Europa attraverso il Mar Nero bypassando l’Ucraina. Resta un mistero quale compromess­o Mosca e Ankara possano raggiunger­e sulla Siria. Lunedì Erdogan ha ribadito che Assad “deve andarsene”, Putin non ci pensa neppure.

Cosa non fa un sorriso

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KEYSTONE

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