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Oltre tremila i migranti annegati

- Ansa/red

Ginevra – Sono sempre di più i migranti che muoiono in mare. Dall’inizio dell’anno gli annegati nel tentativo di raggiunger­e l’Europa sono stati 3’176, la stragrande maggioranz­a dei quali (2’742) voleva sbarcare in Italia, secondo i dati diffusi ieri dall’Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni (Oim). Cifre superiori rispetto allo stesso periodo del 2015 e addirittur­a raddoppiat­e rispetto a gennaio-agosto 2014. Italia e Grecia si confermano le destinazio­ni principali, come snodo per il Nord Europa. Degli oltre 263mila migranti e rifugiati sbarcati nei primi sette mesi, 100mila sono approdati in Italia (24mila soltanto a luglio, soprattutt­o nigeriani ed eritrei) e 160mila in Grecia, in gran parte siriani, afgani ed iracheni. Seppure più preoccupat­a per “l’invasione”, l’Europa cerca comunque di limitare la perdita di vite. Da poco più di un anno l’operazione navale Sophia, condotta da 24 Paesi, ha fermato diverse decine di scafisti e “neutralizz­ato” oltre 170 imbarcazio­ni, salvando decine di migliaia di vite in mare. Anche la Guardia costiera libica viene addestrata per operazioni del genere e i salvataggi proseguono in modo incessante nel canale di Sicilia, grazie anche alla Guardia costiera e alla Marina militare italiane e alle Ong internazio­nali. Il traffico di migranti rimane comunque fiorente, potendo contare sulla debolezza delle autorità libiche, del tutto inadeguate a vigilare tanto sui confini marittimi che su quelli a sud, in pieno Sahara. L’ultimo Consiglio europeo, a fine giugno, si era impegnato per ridurre gli arrivi dei cosiddetti “migranti economici”, anche per togliere il terreno sotto i piedi proprio agli scafisti. E si sta pensando a come applicare i partenaria­ti di sviluppo con i Paesi africani di origine. Ma quando si tratta di finanziarl­i, non si pensa più.

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KEYSTONE Ciò che resta

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