Salari, due tesi divergenti
Berna – Il sindacato travail.suisse chiede per l’anno prossimo aumenti in busta paga dell’1%. L’Unione svizzera degli imprenditori invita alla prudenza. Stando ai rappresentati dei lavoratori riunitisi ieri a Berna, il mercato del lavoro è l’unico settore che oggi subisce ancora chiaramente i contraccolpi dell’abbandono del tasso minimo di cambio franco-euro deciso dalla Banca nazionale svizzera nel gennaio 2015. E ciò mentre per il 2016 ci si attende una crescita dell’1,4% e l’industria dà segnali sempre più positivi di ripresa, ha fatto notare travail.suisse assieme alle affiliate Syna, transfair e Hotel & Gastro Union. Inoltre, l’euro si è stabilizzato a 1,10 franchi. Per far fronte allo shock monetario, fanno valere i sindacati, i lavoratori hanno accettato di lavorare di più. E i modesti incrementi delle remunerazioni concessi negli anni scorsi hanno permesso di preservare la competitività delle imprese. Per i sindacati, vista la flessibilità dimostrata dai collaboratori e l’andamento economico, è quindi giunto il momento di togliere le misure eccezionali adottate per far fronte alla rivalutazione del franco e concedere aumenti salariali dell’1% a buona parte degli impiegati. In una nota, l’Unione svizzera degli imprenditori ammette le schiarite a livello di congiuntura. Tuttavia, l’economia elvetica deve ancora fare i conti con prezzi in calo e la diminuita redditività delle industrie. Oltre a ciò, vi sono le incertezze legate alle ripercussioni economiche della Brexit e all’applicazione dell’iniziativa Udc: insomma, aumenti dei salari nominali saranno possibili, ma solo per singole imprese. Nella nota si fa poi notare che i bassi rincari degli anni scorsi hanno di fatto significato un aumento dei salari reali per i lavoratori e ciò malgrado incrementi sotto la media delle remunerazioni nominali.