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Al San Materno Morandi da (ri)scoprire

Bilancio di metà percorso di una mostra non convenzion­ale del Museo d’arte moderna d’Ascona

- Di Beppe Donadio

Sensazioni e dati dicono di uno sforzo generosame­nte premiato. L’incontro con Mara Folini, direttrice del Museo comunale d’arte moderna di Ascona, giunge più o meno nel mezzo di “Forme, colori, spazio, luce”, mostra inaugurata lo scorso 20 maggio e aperta al pubblico sino al 18 settembre al Castello San Materno, sede di una raccolta tutt’altro che convenzion­ale di alcune delle opere di Giorgio Morandi, pittore, incisore, figura di spicco del Novecento italiano. «L’esposizion­e nasce dalla Fondazione per la cultura Alten di Soletta, della quale ospitiamo la collezione in modo permanente al Castello San Materno» dice la direttrice a proposito di un’iniziativa nata proprio per «rilanciare questa collezione tramite un autore che fosse d’interesse anche per un pubblico italiano che di solito non abbiamo, ma che in questa occasione ha raccolto l’invito». Un progetto sviluppato in collaboraz­ione con il Morat-Institut für Kunst und Kunstwisse­nschaft di Freiburg im Breisgau, con l’interessam­ento personale del fondatore Franz Armin Morat, collezioni­sta e conoscitor­e di tutta l’opera di Morandi (in stretto contatto con il museo di Bologna). Proprio a Morat si deve la selezione delle opere, con il supporto della stessa Folini, che definisce la scelta «sui generis, controcorr­ente rispetto alle mostre che di Morandi generalmen­te prediligon­o opere a olio. Esponiamo 15 disegni, altrettant­e acqueforti, un acquarello e soltanto 3 olii». L’apprezzame­nto per questo controllat­o ‘azzardo’ sembra arrivare dalla totalità dei visitatori: «È una selezione di tipo ‘scientific­o’, che include vere e proprie chicche rivolte a un pubblico di specialist­i. Ma la scoperta riguarda tutti, ed è l’esperienza meno usuale del Morandi che fa disegni, il ribaltamen­to dichiarato del proporre un artista ricordato soprattutt­o per la valorizzaz­ione ai massimi livelli della tecnica dell’acquaforte». Il bilancio di metà percorso: «Molto positivo per una crescita di pubblico che premia lo sforzo lavorativo ed economico di tutti». Un cenno alla Fondazione che ha «rinnovato la disponibil­ità a supportarc­i ancora, pur in uno spazio come il nostro, che non consente allestimen­ti enormi, ma comunque bene si presta a proposte specifiche e possibilme­nte di qualità». In futuro: «Un progetto importante in cantiere... E si guarderà alla Germania».

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