Peran, il processo impossibile
Giudici a casa della legale per verificare la processabilità, lei non si fa trovare. Sarà riconvocata a ottobre ‘Assente ingiustificata’: la Corte biasima il certificato medico presentato in extremis dall’imputata, autrice di oltre 100 reclami, l’ultimo a
‘Inseguita’ dai giudici per tutta la mattinata, fin sull’uscio di casa, finché a mezzogiorno, la Corte si è ‘arresa’ e poi la decisione che ha posto fine a un dibattimento quasi senza precedenti, costellato di colpi di scena e incidenti processuali: il processo viene sospeso per una nuova citazione dell’imputata. La prossima puntata non prima di ottobre, per un caso giudiziario in corso da cinque anni e che registra oltre 100 reclami presentati dalla prevenuta colpevole, l’ultimo dei quali inviato nelle scorse ore a Strasburgo, davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu). In aula il primo round ‘a distanza d’offesa’ è stato vinto – se di vittoria si può parlare – dall’avvocatessa Xenia Peran, ex membro della direttiva Ps di Lugano, poi espulsa dall’assemblea del partito nell’aprile 2014 alla tardiva notizia dell’inchiesta penale, tenuta celata dall’interessata e promossa dal Ministero pubblico nel 2010. La legale, 53 anni, ieri ha disertato l’aula della Corte delle assise criminali di Lugano, dove era attesa dai giudici per rispondere di diversi reati, principalmente di natura patrimoniale – fra le presunte vittime, per complessivi 185mila euro in relazione a una indebita appropriazione e per 2,3 milioni per una presunta tentata estorsione, anche Corrado Ferlaino, storico presidente del Napoli calcio che comprò Maradona. Qui, più che la celebre ‘mano de Dios’ – quella che invocò e cui attribuì il merito del gol in area il fuoriclasse argentino ai mondiali di Messico ’86 – conteranno verità e giustizia. Ebbene, la giornata processuale si è aperta – come riassumerà a inizio dibattimento il giudice Marco Villa, presidente della Corte – alle 8 del mattino con l’invio al tribunale da parte di Xenia Peran di un certificato medico che ha stabilito la totale inabilità lavorativa dell’imputata.
Tra le presunte vittime, l’ex presidente del Napoli che comprò Maradona
Di qui la nomina di un medico di fiducia incaricato dalla Corte di verificare
l’attendibilità del certificato rilasciato dalla 53enne. Numerosi, a mente del giudice Villa, i motivi dell’incongruità del certificato: 1) la data di inabilità fissata proprio fino a venerdì, il tempo del processo; 2) fino alla sera prima Xenia Peran ha lavorato, visto che ha inviato l’ennesimo ricorso. La Corte ha accertato che l’imputata si è effettivamente presentata dal medico, ma per sapere se fosse o meno in grado di presenziare in aula, al di là di ipotetici e plausibili problemi di salute – si è fisicamente spostata a piedi al suo domicilio in centro a Lugano. Esito della verifica? Un
signore ha aperto al suono del campanello, dicendo di avervi la sede della propria attività ma di non aver visto Xenia Peran e di non sapere dove dorma. Più che una abitazione, quella indicata agli inquirenti dalla donna è piuttosto il suo ufficio legale. La Corte, rientrata in aula, ha comunicato il risultato della verifica alle parti e, riunitasi per qualificare visita e certificato medico, ha definito ingiustificata l’assenza dell’imputata. La Corte ha pure respinto una richiesta di Xenia Peran di sospensione del processo. I giudici hanno infine deciso di procedere a una nuova convocazione
dell’imputata, a data da stabilire ma non prima di ottobre. Se l’accusata, difesa dall’avvocatessa Caterina Jaquinta Defilippi, diserterà nuovamente l’aula sarà processata in contumacia. Alla 53enne, che – si sarà capito – respinge ogni accusa, il pp Paolo Bordoli imputa reati commessi dal 2007 al 2014 di ripetuta appropriazione indebita per mezzo milione di franchi, somma affidatale da alcuni clienti e che la legale avrebbe dirottato su propri conti e utilizzato per spese personali o operazioni di suo interesse. L’elenco delle imputazioni prosegue: ripetuta appropriazione di cose requisite o sequestrate, ripetuta amministrazione infedele, estorsione, ripetuta coazione – secondo il magistrato, Xenia Peran ha presentato alle sue vittime fatture da capogiro per prestazioni mai effettuate. E ancora: ripetuta soppressione di documenti, ripetuta diffamazione, ripetuta violazione del segreto professionale. A ottobre, dunque, i giudici della Corte delle assise criminali, contro cui è ancora pendente una richiesta di ricusa al Tf presentata dall’imputata, aggiorneranno la data del processo. Un caso già carico di nuova suspense.