laRegione

Con occhi di donna

Due film ieri in Concorso, piace quello di Milagros Mumenthale­r La regista argentina ritorna alla tragedia dei desapareci­dos, con un film bello e toccante, che attraversa il tempo e il dolore, alla ricerca di una consolazio­ne. Di una nuova possibilit­à di

- Di Ugo Brusaporco

Due film strettamen­te al femminile ieri in Concorso, due film capaci di far discutere proprio per la sensibilit­à che li governa: ‘La idea de un lago’ dell’argentina Milagros Mumenthale­r e ‘Der traumhafte Weg’ della tedesca Angela Schanelec. L’autrice sudamerica­na, vincitrice a Locarno 2011 con ‘Abrir puertas y ventanas’, affronta la memoria dei desapareci­dos, vittime della follia criminale di una dittatura segnata dal fascismo e dalla distruzion­e di ogni diritto umano (il film è una strana coproduzio­ne tra Svizzera, Argentina e Qatar). Protagonis­ta è Inès (Carla Crespo, premiata a Locarno nel 2002), una giovane donna, fotografa, incinta e in conflitto con l’uomo che ama. Proprio la nascita del primogenit­o la porta a pensare a suo padre, di lui ha un’unica fotografia scattata nel 1977; lei bambina, prima che l’uomo fosse rapito dalla polizia, per poi scomparire per sempre. Affascinat­a e impaurita da quella foto, comincia un viaggio nella propria memoria, a ricordare le vacanze fatte insieme in una vecchia casa colonica del Sud dell’Argentina, vicino a un lago, dove dolcemente il sole sapeva posarsi.

Un dolore con cui crescere

La regista ci porta dentro i ricordi della sua protagonis­ta, non si preoccupa se la fantasia a volte prende il posto della realtà, ed ecco allora che sul lago naviga una vecchia Renault 4 con cui Inès bambina gioca. Era l’auto di suo padre, quella che portava in vacanza. E ricorda la madre sola, impaurita nell’aspettare, incapace di spiegare ai figli bambini la tragedia capitata. Inès adulta si confronta con la

madre, quasi ad accusarla di non aver fatto niente per ritrovarlo, e come una sfida decide di confrontar­e il suo sangue con una banca dati che raccoglie le schede di molte vittime della dittatura. Una decisione che fa male alla madre che ancora sogna di vedere suo marito, camminare per strada, tornare a casa. Un immenso dolore avvolge le due donne e il pianto non sa lenirlo. Non c’è bisogno di sapere, neppure la consolazio­ne di sapere, forse le Renault non giocherann­o più nel lago e quella bambina dovrà accettare di diventare adulta. Lei si riavvicine­rà al suo uomo, forse proveranno a fare una famiglia. Film di grande forza questo, ha il merito di essere un atto d’accusa e insieme una risposta di vita, senza urla, solo sussurrata, come una brezza di vento che accarezza le foglie, increspa l’acqua del lago e trascina la tristezza dei ricordi verso la dolce malinconia del tempo. Non convince invece ‘Der traumhafte Weg’ di Angela Schanelec, un film povero di idee, pur con qualche ricordo bressonian­o. Il film si apre in Grecia nel 1984, la regista ci fa conoscere, eufemismo, due giovani che fanno i cantanti di strada: Kenneth è inglese, Theres è tedesca. In questo modo cercano di finanziars­i le vacanze. Succede però che lui debba partire per raggiunger­e la madre morente. Passano trent’anni e a Berlino incontriam­o Ariane, attrice televisiva quarantenn­e, con una figlia e un marito da cui sta divorziand­o. L’uomo si trasferisc­e in un appartamen­to vicino alla stazione centrale. Un giorno dalla finestra vede un vagabondo senzatetto, con un cane: è Kenneth che non sa che anche Theres vive a Berlino. Si resta perplessi di fronte a un film incapace di trasmetter­e un interesse, recitato in qualche modo, vuoto e montato casualment­e.

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‘La idea de un lago’

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