Sognando la felicità nel cemento di Dacca
Open Doors quest’anno offre l’occasione rara di aprire una finestra sulla realtà di alcuni Paesi del Sud-est asiatico, fra cui il Bangladesh, che di recente ha tragicamente guadagnato l’attenzione dei media internazionali. La sezione regala una panoramica sulla produzione cinematografica degli ultimi anni in questi Paesi. Così ieri si è potuto vedere un film molto interessante come ‘Under Construction’, di Rubaiyat Hossain, con Shahana Goswami. La regista bengalese porta il pubblico in una Dacca che è una giungla di cemento, costellata di cantieri che si innalzano tetri verso il cielo, attraversata da manifestazioni e proclami di gruppi islamici radicali, segnata dalle tragedie evitabili nelle fatiscenti industrie manifatturiere al servizio di marchi occidentali. Qui vive Roya, un’attrice di teatro che faticosamente, fra mille conflitti, cerca di perseguire la sua vocazione. Il marito ricco quanto indifferente e la madre all’antica la vorrebbero finalmente vedere madre, ma lei caparbiamente si oppone a un destino che non sente suo. Resterà sola a difendere il suo sogno, abbandonata anche dalla sua giovane domestica, risucchiata da una gravidanza e dal matrimonio nella baraccopoli della capitale. La salvezza passa attraverso l’adattamento moderno di un’opera teatrale di Rabindranath Tagore, a lei affidato: ma si può rinunciare alla vita domestica di ogni donna bengalese per uno spettacolo? Il film, con una sensibilità distante da noi e una sua forza evocativa, ci porta in una realtà brulicante, in cui si svolge l’eterno conflitto fra progresso e conservazione; e molte donne (mussulmane) sognano, a dispetto degli oscurantisti. CLO