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L’addio più dolce

Fabian Cancellara domina la cronometro di Rio e si mette al collo l’oro

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Nell’ultima gara importante della sua carriera, il 35enne bernese ha preceduto Dumoulin e Froome

Non poteva finire altrimenti, con un colpo da maestro nell’ultimo appuntamen­to (importante) di una carriera fantastica. Sì, Fabian Cancellara è un fuoriclass­e come pochi e lo ha dimostrato ieri sulle strade di Rio, dove ha sbaragliat­o la concorrenz­a mettendosi al collo l’oro a cronometro, bissando il successo di otto anni or sono a Pechino (dove aveva vinto anche l’argento nella gara in linea) e regalando alla Svizzera la seconda medaglia di queste Olimpiadi. In testa al primo rilevament­o cronometri­co (dopo 10 km), il 35enne ha fatto tremare i suoi tifosi perdendo terreno nel tratto che lo ha portato in cima alla principale difficoltà di giornata, la salita della Grota Funda, piazzata dopo 19,7 dei 53,6 km e dove il bernese si è presentato in quarta posizione con 24 secondi di ritardo sul leader provvisori­o, l’australian­o Rohan Dennis (e dietro anche all’olandese Tom Dumoulin e allo spagnolo Jonathan Castroviej­o). Prima di scatenarsi nella seconda parte della gara, che gli ha permesso di recuperare e chiudere con addirittur­a 47”41 di margine su Dumoulin (2°) e oltre un minuto (1’02”12) sul grande favorito della vigilia, il britannico Chris Froome.

La consacrazi­one

Spartacus chiuderà dunque con il ciclismo che conta con un’ultima consacrazi­one insperata, in una specialità che lo aveva visto dominare in lungo e in largo tra il 2006 e il 2010 (oltre al titolo olimpico quattro ori mondiali), ma che quest’anno non gli ha riservato particolar­i soddisfazi­oni. Come d’altronde frustrante è stata un po’ tutta la stagione per l’elvetico, che per il suo ultimo giro di giostra aveva appuntato tutta una serie di appuntamen­ti a cui teneva molto (su tutti le grandi classiche e l’arrivo del Tour de France nella sua Berna) ma nei quali non è riuscito a brillare. Fino a ieri, quando con un’incredibil­e dimostrazi­one di forza ha lasciato tutti a bocca aperta. Trionfator­e a tre riprese nella Parigi-Roubaix (2006, 2010, 2013) e nel Giro delle Fiandre (2010, 2013, 2014), davanti a tutti alla Milano-Sanremo nel 2008,

Il 35enne bernese ha chiuso nettamente davanti all’olandese Dumoulin e al britannico Froome

29 giorni totali con addosso la maglia gialla di leader della Grande Boucle, il bernese avrà un solo rimpianto – con il quale ha tra l’altro dichiarato di poter tranquilla­mente convivere – al momento di appendere la bici (da profession­ista) al chiodo: non aver messo in bacheca alcuna medaglia mondiale nella gara il linea, prova in cui spesso e volentieri il suo statuto di uomo da battere lo ha penalizzat­o. Proprio al termine della gara di sabato scorso il “treno di Berna” si era lasciato andare in un «sono in forma, no?», ma difficilme­nte

pure lui pensava di esserlo a tal punto da stracciare gli avversari e cogliere il suo secondo titolo olimpico, otto anni dopo il trionfo nella prova contro il tempo di Pechino. Certo, si sapeva che il podio era alla sua portata visti anche i leggeri infortuni che hanno infastidit­o due dei principali favoriti (Dumoulin e Froome) nell’avviciname­nto all’Olimpiade, ma ipotizzare che a 35 anni fosse pronto a dimostrare per l’ennesima (e ultima) volta di essere uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, era troppo per tutti. Ma non per Spartacus...

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