Di solidarietà e populismi
Caduto quello di Berlino, si pensava che di muri non se ne sarebbero più visti. Ma gli esseri umani hanno la memoria corta. E respirare aria di frontiera non sempre aiuta ad aprire le menti e i cuori. Così, mentre sui confini dell’Europa e alle porte del Ticino va in scena il dramma della migrazione, in casa nostra una parte della politica sembra voler prendere le misure. Come se la solidarietà andasse a peso. È bastato che dal Cantone (dal Dipartimento istituzioni in primis) si balenasse l’idea di creare a Rancate (quartiere della Città di Mendrisio) un centro unico, dove accogliere, gestire (e sorvegliare) i migranti destinati a essere, di fatto, respinti in Italia, per far salire Lega e Udc sulle barricate. “Il Mendrisiotto non può accettare un ulteriore centro per migranti”, hanno tuonato i giovani leghisti del distretto. La struttura non s’ha da fare, hanno rincarato dall’Udc di Mendrisio: per i richiedenti l’asilo, respinti, per la tutela dei cittadini e per un “migliore impiego di fondi pubblici”. Insomma, per il bene di tutti. E via con la raccolta di firme. Che non sembra aver scalfito, comunque, il ministro leghista Norman Gobbi. Nell’annunciare, giusto ieri, che il governo ha decretato lo ‘stato di necessità’ per il Mendrisiotto – proprio per poter agire e aprire quell’unico centro (a meno del costo di tre di Protezione civile) – lo stesso ministro ha chiesto, anche ai suoi (vedi pagina 13), di «abbassare i toni». Perché certe contrapposizioni interne, ha ammesso, preoccupano. Governare, del resto, è un duro mestiere. E serve a poco soffiare sul fuoco di problemi, pur concreti, che restituiscono una scena aperta quale quella della stazione di Como San Giovanni; che non può lasciare indifferenti. Problemi e fenomeni vanno affrontati e gestiti, se non risolti. Chiamando chi guida un Paese a fare i conti con la realtà e con il rispetto delle leggi. Perché ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità. Il Mendrisiotto ha già pagato un tributo alle politiche migratorie?, come evocano i giovani della Lega. Essere terra di frontiera comporta dei vantaggi ma può chiedere pure dei sacrifici. C’è anche un’‘altra Mendrisio’ che ritiene sia un dovere etico fare la propria parte. Una Mendrisio che è riuscita a far nascere un fronte politico per nulla scontato fra Ppd, Insieme a Sinistra e Plr. Forze che per voce di alcuni consiglieri comunali hanno sottoscritto il loro impegno d’umanità, aprendo i cuori davanti alla chiusura dei colleghi di Lega e Udc. E chissà che non sia l’inizio di un nuovo dialogo interpartitico in una città che già in altre occasioni e in altri modi (come con un’Alleanza al femminile) ha cercato di unire e non di dividere. “Siamo sicuri e sicure – scrivono i portavoce dell’‘altra Mendrisio’ – che ci sono donne e uomini di buona volontà che guardano alla realtà che brucia sotto i nostri occhi con sano spirito umanitario, i piedi ben per terra e quella lucidità che viene dalla forza della ragione e dal rispetto del diritto e delle istituzioni”.
Duole constatare come quello dei migranti sia un tema che fa alzare la voce (almeno a taluni, in verità sempre gli stessi), che ci si trovi al di qua o al di là della frontiera. Qualcuno dirà, niente di nuovo sotto il sole. È un dato di fatto. Ciò non ci fornisce, però, un alibi per distogliere lo sguardo e tirare dritto. Non sarà lo slancio dei singoli a sciogliere nodi che tocca agli Stati sbrogliare. Ma allora perché un po’ di solidarietà dovrebbe dare tanto fastidio? Se è così un problema, mi hanno fatto notare, chi sta raccogliendo firme ‘contro’ può sempre chiedere, ma davanti al Consiglio di Stato e con atto formale, di revocare lo stato di necessità; non aprire il centro di Rancate; e lasciare le cose come stanno.