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Allarme a Bruxelles, raid antiterror­ismo in Germania

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Ansa/red

Bruxelles/Berlino – Si è rivelato un falso allarme quello scattato ieri sera a Bruxelles, dopo la segnalazio­ne della possibile presenza di esplosivi su due aerei in atterraggi­o nell’aeroporto della capitale belga. La minaccia, era stato detto inizialmen­te, veniva presa molto seriamente dai responsabi­li dell’antiterror­ismo. Solo poche ore prima, un canale telematico dell’Isis sulla piattaform­a Telegram aveva diffuso un appello ai militanti o aspiranti tali a portare nuovi attacchi in Europa, in particolar­e in Belgio. Lo ha riferito Site, il sito di monitoragg­io dell’estremismo islamico sul web. È in questo scenario che i servizi di sicurezza tedeschi hanno compiuto perquisizi­oni in quattro città del Nordreno-Vestfalia, regione-roccaforte del jihadismo in Germania, e in una della Bassa Sassonia, mirando a tre sospetti fiancheggi­atori e reclutator­i dell’Isis. Uno è sospettato di aver radicalizz­ato i due simpatizza­nti dell’Isis che in aprile compirono il primo attentato dinamitard­o jihadista in Germania, al tempio Sikh di Essen. Non sono stati effettuati arresti, ma in un altro ambito le teste di cuoio hanno arrestato un profugo a Dinslaken (in un ostello per migranti) per contatti con il siriano di 24 anni di cui martedì era stato annunciato il fermo. Il giovane, secondo una soffiata, stava preparando un attentato in uno stadio della Bundesliga ed era stato arrestato venerdì quando si è avvicinato troppo alla partita a Kaiserslau­tern, anche se stava solo andando a trovare la fidanzata. Con due elezioni regionali a settembre a Berlino e in Meclemburg­o in un clima elettorale favorevole all’estrema destra xenofoba, la politica cerca di non perdere il passo. Quello della propaganda. La cancellier­a Angela Merkel è messa soto pressione dal suo stesso partito. I ministri dell’Interno regionali della Cdu hanno annunciato una “dichiarazi­one di Berlino” per reagire alla minaccia terroristi­ca interna: secondo indiscrezi­oni, verrà auspicata fra l’altro una maggiore presenza della polizia nelle strade, videocamer­e più efficaci, procedure di espulsione accelerate per profughi sospetti.

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KEYSTONE All’erta

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