Ciclopiste, nodi da sciogliere
Estate tempo di biciclette. Ma nell’agglomerato locarnese i percorsi presentano molti ostacoli Crocicchi pericolosi e conflitti con il traffico motorizzato. Il PALoc3 sottolinea l’esistenza di problemi diffusi. Soluzioni non sembrano vicine.
L’estate è la stagione regina per chi ama pedalare. Spostarsi su due ruote è salutare e sostenibile dal punto di vista ambientale. Lo sanno anche i turisti che in queste settimane affollano il Locarnese. Ma quello che gli ospiti della regione non sanno è che le ciclopiste dell’agglomerato urbano sono irte di ostacoli e trabocchetti viari; s’interrompono improvvisamente in concomitanza con gli incroci più pericolosi. Le corsie riservate sono mosche bianche; per il resto bisogna adattarsi, invadendo passaggi pedonali, marciapiedi o – peggio – strade trafficate (qualche volta c’è una striscia gialla dipinta per delimitare gli spazi). Le situazioni di conflitto non si contano e soprattutto chi viene da fuori fa fatica a capire dove transitare. Più scafati i locarnesi, che – con coraggio e un buon casco – si buttano, confidando nella gentilezza degli automobilisti e nella buona sorte. La situazione è nota da tempo. Il Piano d’agglomerato di terza generazione (il PALoc3, ormai in dirittura d’arrivo) ribadisce le pecche della rete, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti utilitari (ad esempio casa-lavoro-casa). Se nelle viuzze dei comparti storici, dove le automobili viaggiano a velocità ridotte, tutto sembra filare liscio, negli altri settori urbanizzati “l’offerta per la mobilità pedonale e ciclabile si limita alla rete stradale attuale, con pochi itinerari o percorsi preferenziali e frequenti situazioni conflittuali con il traffico individuale motorizzato, soprattutto lungo gli assi forti di sponda destra e interni alla città. In particolare, nel tessuto urbanizzato l’attuale rete di mobilità lenta al servizio degli spostamenti utilitari risulta ancora poco strutturata e discontinua nei punti strategici, con taluni assi viari aventi un forte effetto di cesura”. Va meglio, invece, in periferia, con un reticolo di sentieri e ciclopiste per lo svago e il tempo libero ben strutturato. Lo stesso documento riserva un capitolo alle proiezioni della mobilità lenta nell’orizzonte 2030. Si prevede un potenziamento della rete all’interno dell’agglomerato, con nuovi itinerari ciclabili. “È necessario uno sforzo importante per cercare di favorire maggiormente la diffusione degli spostamenti a piedi o in bicicletta, soprattutto di natura utilitaria”. La questione è stata esaminata anche da ProVelo Ticino, che intravede nel PALoc3 “ottimi intenti, ma misure insufficienti”, suggerendo la creazione di un Piano per la mobilità ciclistica. Insomma, sembra di capire che nell’agglomerato locarnese le ciclopiste, per ora, restano lastricate solo di... buone intenzioni.