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L’amata melodia

Intervista alla mezzosopra­no luganese Valentina Londino in concerto per Ceresio Estate Melodie italiane e francesi, con un omaggio a Edith Piaf e un’incursione schubertia­na, per l’appuntamen­to di domenica pomeriggio a Carona

- Di Zeno Gabaglio

Un viaggio attraverso l’Europa ma anche attraverso gli stili e le epoche. È questo l’itinerario che Ceresio Estate propone per la prossima domenica 14 agosto alle 16 presso la Chiesa Madonna d’Ongero a Carona. Protagonis­ta del concerto un trio inusuale fin dal nome: il Trio Torello, formato dalla mezzosopra­no Valentina Londino, dal flautista Tommaso Maria Maggiolini e dal pianista Nicolas Mottini.

Valentina Londino, ci potrebbe presentare il Trio Torello?

Ho conosciuto il flautista milanese Tommaso Maria Maggiolini e il pianista bellinzone­se Nicolas Mottini nel 2012, durante gli studi presso il Conservato­rio della Svizzera italiana: da questo incontro è subito nata una splendida amicizia e un’intensa collaboraz­ione. Dopo gli studi a Lugano le nostre strade si sono divise, ma nonostante ciò – anche grazie all’incoraggia­mento di Lucienne Rosset – abbiamo mantenuto vivo il nostro trio, esibendoci tra l’altro presso la sede delle Nazioni Unite di Ginevra, lo scorso autunno. Il nome della nostra formazione, che a molti appare curioso, è quello della chiesa del XII secolo nascosta tra i boschi di Carona dove ci siamo esibiti per la prima volta: un luogo davvero magico a pochi passi dalla Chiesa della Madonna d’Ongero dove suoneremo il 14 agosto.

Il programma che presentere­te a Carona è suddiviso tra una prima parte italiana (con l’eccezione di Schubert) e una seconda francese: si tratta di un preciso percorso d’ascolto?

Il filo conduttore del nostro programma è la melodia, che nella prima parte vuole favorire il gioco a due (soprattutt­o alternando voce e flauto accanto al pianoforte) attraverso le pagine di autori che hanno fatto della cantabilit­à il loro punto forte: non mancherann­o quindi i liricismi tipici di autori italiani come Donizetti o Tosti ma anche la poesia musicata da Schubert nei suoi Lieder. La seconda parte del concerto è invece un omaggio alla musica francese che offre molta letteratur­a per la nostra formazione in trio, soprattutt­o dal tardo Romanticis­mo in avanti. Con una sorpresa nel finale, che vedrà omaggiato l’usignolo della canzone francese, Edith Piaf.

Quali sono le principali differenze tra repertorio francese e italiano?

La musica italiana è profondame­nte influenzat­a dall’opera e di questo risente anche tutto il repertorio cameristic­o: protagonis­mo del canto, melodia spettacola­re e struggente, emozioni forti, grandi contrasti. Nel repertorio francese, invece, gli elementi si intreccian­o in un equilibrio delicato, evanescent­e e sfumato: voce, flauto e pianoforte creano un reticolo complesso, che io definirei quasi liquido. Facendo un’analogia con le arti figurative, lo stile italiano potrebbe essere un olio su tela dai colori intensi, mentre quello francese è sicurament­e un acquarello dai colori tenui e dai contorni indistinti.

A proposito di Schubert e dei suoi Lieder, c’è chi dice che se anziché a Vienna a inizio Ottocento l’autore fosse vissuto ai giorni nostri, con quel suo particolar­e approccio sarebbe stato un autore pop. È un’idea che a suo avviso ha del fondamento?

Schubert ci ha lasciato centinaia di Lieder meraviglio­si e dal carattere vario, in alcuni è protagonis­ta la poesia d’autore (con i testi di sommi poeti tedeschi come Goethe o Heine) mentre altri sono brevi racconti che lasciano con il fiato sospeso fino all’ultima nota, come dei cortometra­ggi scritti da un sapiente regista; in altri ancora è ben presente la componente popolare austriaca. Quando studio in profondità il repertorio di Schubert mi stupisce il rigore e la logica dell’autore: nulla è lasciato al caso e l’interpreta­zione diventa quasi una caccia al tesoro o la risoluzion­e di un enigma. Per questo motivo credo che – se Schubert fosse vissuto ai giorni nostri – più che un autore di musiche commercial­i e fruibili come la pop music, sarebbe stato piuttosto un compositor­e di brani più ragionati e articolati, forse un jazzista.

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Il Trio Torello

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