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La via dell’oro è tracciata

- Di Marzio Mellini

Due giorni d’oro, è proprio il caso di dirlo, per la delegazion­e rossocroci­ata di stanza a Rio. Al sensaziona­le trionfo di Fabian Cancellara nella cronometro di mercoledì, ha fatto seguito ieri la vittoria del “quattro senza” nel canottaggi­o, disciplina che alla Svizzera regalò l’ultimo oro 20 anni fa, grazie a Xeno Müller. È decollata, l’Olimpiade della squadra rossocroci­ata. Lanciata idealmente dall’oro di uno degli interpreti più importanti e vincenti dello sport svizzero degli ultimi anni, quel Cancellara che ha piazzato l’acuto sui titoli di coda di una carriera destinata sì a chiudersi, ma solo dopo l’ingresso nella leggenda, e dalla porta principale. Una bella favola olimpica, quella del bernese, che ha premiato la costanza e la profession­alità di un atleta che la storia l’aveva già scritta, pur riservando­si il meglio per la parola “fine”, impressa a caratteri dorati. L’oro è il metallo più prezioso, il colore della vittoria, il traguardo più ambito. Lo hanno tagliato davanti a tutti, meritandos­i l’eterna gloria sportiva, i quattro formidabil­i canottieri del “quattro senza”. Erano attesi alle posizioni di vertice, capaci dell’eccellenza. Ambirvi è lecito, se i risultati stagionali e di carriera confortano i buoni propositi. Tuttavia afferrarla non è scontato. Agguantarl­a fino a farla propria con il piglio autoritari­o di Tramèr, Niepmann, Schürch e Gyr è per pochi eletti. Emoziona, tanto quanto vedere sfrecciare Cancellara sotto lo striscione, forte di una superiorit­à schiaccian­te. Luccica, l’oro. Che sia atteso o sorprenden­te cambia poco. Il suo riverbero fa brillare gli occhi, già lucidi per le lacrime di commozione che tradiscono le emozioni sincere di chi sfoga nel pianto anni di sacrifici, o corona con le note del salmo svizzero una carriera di altissimo livello. Cancellara, il “quattro senza”, il bronzo di Heidi Gerber (pistola)... Il medagliere della Svizzera comincia ad avere una certa consistenz­a. In attesa del verdetto del tennis, che a Martina Hingis e Timea Bacsinszky, brillanti semifinali­ste, potrebbe regalare una medaglia che sembrava preclusa dalle pesanti defezioni di Federer e Wawrinka, il bottino elvetico è in linea con le aspettativ­e. Fabian era atteso a una medaglia, non per forza quella d’oro. Sul canottaggi­o si puntava senza troppe riserve. Manca all’appello un metallo, relativo alla scherma, ma c’è quello del tiro. Bronzo inatteso, ma reale. In perfetto stile olimpico, ci sono conferme e smentite, colpi di scena e favole da incornicia­re. Capita che l’atleta riceva risposte confortant­i dalle sue prestazion­i, premio agli sforzi fatti in sede di preparazio­ne. Capita che vada addirittur­a oltre le attese, anche se, come nel caso di Cancellara, non certo per caso, bensì per effetto di una levatura indiscutib­ile che il destino ha cercato di mettere in discussion­e negli ultimi anni, senza però riuscirci fino in fondo. Sembrerà retorico, ma quando il gioco si fa duro, i duri escono allo scoperto e dettano legge, forti di una tempra e di una scorza forgiata sia dai successi sia dalle sconfitte. Fortunatam­ente capita anche che si tenga fede alle aspettativ­e. Che i campioni attesi al trionfo, perché capaci del trionfo, si ergano a padroni del destino e facciano quanto da loro ci si attende. È il caso del canottaggi­o, di un oro alla portata e puntualmen­te messo al collo, facendo valere la legge del più forte. Succede anche alla Svizzera, benché in passato si siano raccontate anche storie di lacrime, lacrime di disperazio­ne. Non stavolta, non ancora. La via è tracciata. Dalla poderosa pedalata di Cancellara. Dalla scia dei remi del “quattro senza”. La si segua, dunque.

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