Tutto sotto controllo...
Durante le ultime settimane il numero dei migranti che si presentano alla frontiera sud è aumentato. L’afflusso era un’ipotesi presa in considerazione da tempo e le nostre Autorità non sono state colte impreparate. La maggioranza delle persone che giungono a Chiasso non ha quale obiettivo la Svizzera. Vogliono proseguire il loro viaggio verso nord. La loro meta è la Germania. Abbiamo letto che la collaborazione con le Autorità italiane funziona. Infatti coloro che non depositano una domanda di asilo vengono immediatamente consegnati alle istanze competenti italiane. Inoltre, è stato affermato che la situazione è sotto controllo. Sono d’accordo. Infatti, la pressione non ha generato alcuna situazione caotica, ma un carico di lavoro che risulta comunque gestibile dal Corpo delle Guardie di confine. A quale prezzo? È lecito porsi questa domanda, in considerazione delle seguenti riflessioni. I compiti specifici affidati al Corpo delle Guardie di confine non si riassumono semplicemente nella gestione dei flussi migratori. Questo corpo supporta in modo sostanziale le Polizie cantonali, in virtù degli accordi in vigore. La criminalità organizzata e la microcriminalità (...)
Segue dalla Prima (...) che impegnano anche altri circondari non vanno in ferie, ma rimangono un fronte estremamente impegnativo. Nel corso del mese di luglio abbiamo potuto constatare una violentissima e drammatica sequenza di atti terroristici che hanno imposto maggiori controlli alle nostre frontiere con il presidio costante di alcuni valichi. Negli ultimi anni il parlamento è stato più volte sollecitato, anche da iniziative cantonali, miranti all’aumento del numero degli effettivi. Ha così incaricato il Consiglio federale di mettere a disposizione le risorse finanziarie indispensabili per l’assunzione e la formazione di nuove guardie, non necessariamente destinate alla frontiera meridionale. Il lavoro a Ginevra non manca, così come anche nella Svizzera orientale la pressione dei flussi migratori ha evidenziato esigenze analoghe a quelle di Chiasso. Ma una guardia di confine è operativa dopo aver seguito un periodo di formazione specifica della durata di tre anni. Sebbene le reclute siano già sul terreno ad imparare, il loro contributo è limitato per tutte le ragioni ben immaginabili. Quindi, non è sufficiente constatare che la situazione è sotto controllo. È importante garantire anche l’adempimento degli ulteriori compiti. Il personale deve poter riposare; fino a quanto si potranno spremere come limoni le persone sollecitate nelle ultime settimane, senza rischiare seri problemi? Non va nemmeno sottovalutata la componente emotiva che accompagna compiti delicati, come la gestione di un flusso straordinario di migranti. L’apporto prezioso di militari professionisti, già occupati in passato in simili circostanze, sarebbe prezioso. Ma tale ipotesi non sembra ottenere adeguata considerazione. Sorge il dubbio che negli uffici del Dipartimento competente si stia speculando, onde evitare oneri finanziari estranei agli obiettivi strategici di risparmio già oggetto di dibattito in parlamento. Quando si parla di un aiuto fornito dall’esercito, non si intende la dislocazione di corsi di ripetizione, bensì il supporto di militi già formati e operativi, proprio come accaduto in passato con le guardie dei forti. Bisogna insistere. L’idea non è sbagliata.