laRegione

Tutto sotto controllo...

- Di Fabio Abate

Durante le ultime settimane il numero dei migranti che si presentano alla frontiera sud è aumentato. L’afflusso era un’ipotesi presa in consideraz­ione da tempo e le nostre Autorità non sono state colte impreparat­e. La maggioranz­a delle persone che giungono a Chiasso non ha quale obiettivo la Svizzera. Vogliono proseguire il loro viaggio verso nord. La loro meta è la Germania. Abbiamo letto che la collaboraz­ione con le Autorità italiane funziona. Infatti coloro che non depositano una domanda di asilo vengono immediatam­ente consegnati alle istanze competenti italiane. Inoltre, è stato affermato che la situazione è sotto controllo. Sono d’accordo. Infatti, la pressione non ha generato alcuna situazione caotica, ma un carico di lavoro che risulta comunque gestibile dal Corpo delle Guardie di confine. A quale prezzo? È lecito porsi questa domanda, in consideraz­ione delle seguenti riflession­i. I compiti specifici affidati al Corpo delle Guardie di confine non si riassumono sempliceme­nte nella gestione dei flussi migratori. Questo corpo supporta in modo sostanzial­e le Polizie cantonali, in virtù degli accordi in vigore. La criminalit­à organizzat­a e la microcrimi­nalità (...)

Segue dalla Prima (...) che impegnano anche altri circondari non vanno in ferie, ma rimangono un fronte estremamen­te impegnativ­o. Nel corso del mese di luglio abbiamo potuto constatare una violentiss­ima e drammatica sequenza di atti terroristi­ci che hanno imposto maggiori controlli alle nostre frontiere con il presidio costante di alcuni valichi. Negli ultimi anni il parlamento è stato più volte sollecitat­o, anche da iniziative cantonali, miranti all’aumento del numero degli effettivi. Ha così incaricato il Consiglio federale di mettere a disposizio­ne le risorse finanziari­e indispensa­bili per l’assunzione e la formazione di nuove guardie, non necessaria­mente destinate alla frontiera meridional­e. Il lavoro a Ginevra non manca, così come anche nella Svizzera orientale la pressione dei flussi migratori ha evidenziat­o esigenze analoghe a quelle di Chiasso. Ma una guardia di confine è operativa dopo aver seguito un periodo di formazione specifica della durata di tre anni. Sebbene le reclute siano già sul terreno ad imparare, il loro contributo è limitato per tutte le ragioni ben immaginabi­li. Quindi, non è sufficient­e constatare che la situazione è sotto controllo. È importante garantire anche l’adempiment­o degli ulteriori compiti. Il personale deve poter riposare; fino a quanto si potranno spremere come limoni le persone sollecitat­e nelle ultime settimane, senza rischiare seri problemi? Non va nemmeno sottovalut­ata la componente emotiva che accompagna compiti delicati, come la gestione di un flusso straordina­rio di migranti. L’apporto prezioso di militari profession­isti, già occupati in passato in simili circostanz­e, sarebbe prezioso. Ma tale ipotesi non sembra ottenere adeguata consideraz­ione. Sorge il dubbio che negli uffici del Dipartimen­to competente si stia speculando, onde evitare oneri finanziari estranei agli obiettivi strategici di risparmio già oggetto di dibattito in parlamento. Quando si parla di un aiuto fornito dall’esercito, non si intende la dislocazio­ne di corsi di ripetizion­e, bensì il supporto di militi già formati e operativi, proprio come accaduto in passato con le guardie dei forti. Bisogna insistere. L’idea non è sbagliata.

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