‘Spot Rsi a prezzi da dumping’
Schweizer Medien/Stampa Svizzera rilancia la critica: spot Rsi a prezzi stracciati La ‘politica dei prezzi bassi’ accalappia le piccole-medie imprese. E sottrae ‘2 milioni circa all’anno’ ai media privati ticinesi, stima l’associazione.
Salvioni (Stampa Svizzera): attirano piccole-medie imprese locali e ogni anno sottraggono 2 milioni di franchi ai media privati ticinesi. Hollenstein (Admeira/Publisuisse): è il mercato.
«Smetterla di applicare tariffe pubblicitarie fuori mercato alla Rsi» e «aumentare i prezzi in Ticino», che rispetto a quelli in uso altrove in Svizzera «sono da dumping, con spot pagati anche 50 franchi su una televisione nazionale che riceve una quota del canone di oltre 200 milioni di franchi all’anno». A pochi giorni dall’avvio delle audizioni parlamentari sul rapporto governativo riguardante il futuro del servizio pubblico in ambito mediatico, Giacomo Salvioni punta il dito contro la Rsi e Admeira (ex Publisuisse), la società costituita da Swisscom, Ringier e dalla stessa Ssr che raccoglie pubblicità e la vende anche all’ente radiotelevisivo. Il presidente di Stampa Svizzera, nonché editore della ‘Regione’ e coeditore di ‘20 minuti’, anticipa uno dei temi che da lunedì Schweizer Medien (‘sorella’ svizzerotedesca di Stampa Svizzera) porterà all’attenzione delle commissioni dei trasporti e delle comunicazioni (Ctt) dei due rami del parlamento: «La politica dei prezzi bassi della Rsi», che ogni anno sottrae «ai media privati» in Ticino (Teleticino, ma anche alla stampa scritta) introiti per «2 milioni di franchi circa».
Nel mirino c’è la politica tariffale praticata da Publisuisse/Admeira. La società offre in tutta la Svizzera le stesse tariffe per mille contatti (o spettatori). I clienti della Svizzera italiana ne escono avvantaggiati, visto che il numero di telespettatori è di gran lunga inferiore rispetto a quello della Svizzera tedesca o romanda. Il risultato
sono spot pubblicitari alla Rsi dal costo medio estremamente basso, particolarmente appetibili per le piccole-medie imprese locali (che diversamente da quanto avviene Oltralpe possono così permettersi un passaggio all’antenna) e con i quali gli altri media privati non riescono a competere. Di “distorsione della concorrenza locale”, parla il vicepresidente di Stampa Svizzera Peter Keller in un documento da sottoporre alle Ctt. Admeira, dal canto suo, rimanda alla ‘realtà del mercato’ (cfr. sotto). Un (libero) mercato che la Rsi non può certo regolare. Sono infatti la legge sulla radiotelevisione, la relativa ordinanza e le direttive dell’Ufficio federale delle comunicazioni a stabilire quali spot possono essere trasmessi dalla Ssr e quali no. E qui nulla vieta alla Srf, alla Rts e alla Rsi di mandare in onda spot pagati da clienti locali/regionali. La Rsi, poi, segue «‘autorestrizioni’ interne», spiega Milena Folletti, responsabile programmi e immagine. «Applichiamo le disposizioni in modo restrittivo, a tutela del pubblico sensibile, i minorenni soprattutto». Ma solo «laddove possiamo», precisa Folletti. «Abbiamo già rifiutato molti spot – aggiunge – mai però secondo il discrimine regionale/nazionale». «Non possiamo scegliere a chi dare l’antenna e a chi no, a meno che gli spot urtino pubblici sensibili». Schweizer Medien/Stampa Svizzera non pretende divieti di sorta. E fa un discorso generale, che va oltre la Rsi e il “dumping pubblicitario”. Il problema, afferma Giacomo Salvioni, è che anche «altri enti parastatali come Swisscom e la Posta (che mette prospetti a prezzi dumping nelle bucalettere) vanno a fare concorrenza in maniera spregiudicata ai media privati, cioè quelli che garantiscono la pluralità dell’informazione». La sua preoccupazione è che «i politici non si rendano conto di questo pericolo per la Svizzera».