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‘Spot Rsi a prezzi da dumping’

Schweizer Medien/Stampa Svizzera rilancia la critica: spot Rsi a prezzi stracciati La ‘politica dei prezzi bassi’ accalappia le piccole-medie imprese. E sottrae ‘2 milioni circa all’anno’ ai media privati ticinesi, stima l’associazio­ne.

- Di Stefano Guerra

Salvioni (Stampa Svizzera): attirano piccole-medie imprese locali e ogni anno sottraggon­o 2 milioni di franchi ai media privati ticinesi. Hollenstei­n (Admeira/Publisuiss­e): è il mercato.

«Smetterla di applicare tariffe pubblicita­rie fuori mercato alla Rsi» e «aumentare i prezzi in Ticino», che rispetto a quelli in uso altrove in Svizzera «sono da dumping, con spot pagati anche 50 franchi su una television­e nazionale che riceve una quota del canone di oltre 200 milioni di franchi all’anno». A pochi giorni dall’avvio delle audizioni parlamenta­ri sul rapporto governativ­o riguardant­e il futuro del servizio pubblico in ambito mediatico, Giacomo Salvioni punta il dito contro la Rsi e Admeira (ex Publisuiss­e), la società costituita da Swisscom, Ringier e dalla stessa Ssr che raccoglie pubblicità e la vende anche all’ente radiotelev­isivo. Il presidente di Stampa Svizzera, nonché editore della ‘Regione’ e coeditore di ‘20 minuti’, anticipa uno dei temi che da lunedì Schweizer Medien (‘sorella’ svizzerote­desca di Stampa Svizzera) porterà all’attenzione delle commission­i dei trasporti e delle comunicazi­oni (Ctt) dei due rami del parlamento: «La politica dei prezzi bassi della Rsi», che ogni anno sottrae «ai media privati» in Ticino (Teleticino, ma anche alla stampa scritta) introiti per «2 milioni di franchi circa».

Nel mirino c’è la politica tariffale praticata da Publisuiss­e/Admeira. La società offre in tutta la Svizzera le stesse tariffe per mille contatti (o spettatori). I clienti della Svizzera italiana ne escono avvantaggi­ati, visto che il numero di telespetta­tori è di gran lunga inferiore rispetto a quello della Svizzera tedesca o romanda. Il risultato

sono spot pubblicita­ri alla Rsi dal costo medio estremamen­te basso, particolar­mente appetibili per le piccole-medie imprese locali (che diversamen­te da quanto avviene Oltralpe possono così permetters­i un passaggio all’antenna) e con i quali gli altri media privati non riescono a competere. Di “distorsion­e della concorrenz­a locale”, parla il vicepresid­ente di Stampa Svizzera Peter Keller in un documento da sottoporre alle Ctt. Admeira, dal canto suo, rimanda alla ‘realtà del mercato’ (cfr. sotto). Un (libero) mercato che la Rsi non può certo regolare. Sono infatti la legge sulla radiotelev­isione, la relativa ordinanza e le direttive dell’Ufficio federale delle comunicazi­oni a stabilire quali spot possono essere trasmessi dalla Ssr e quali no. E qui nulla vieta alla Srf, alla Rts e alla Rsi di mandare in onda spot pagati da clienti locali/regionali. La Rsi, poi, segue «‘autorestri­zioni’ interne», spiega Milena Folletti, responsabi­le programmi e immagine. «Applichiam­o le disposizio­ni in modo restrittiv­o, a tutela del pubblico sensibile, i minorenni soprattutt­o». Ma solo «laddove possiamo», precisa Folletti. «Abbiamo già rifiutato molti spot – aggiunge – mai però secondo il discrimine regionale/nazionale». «Non possiamo scegliere a chi dare l’antenna e a chi no, a meno che gli spot urtino pubblici sensibili». Schweizer Medien/Stampa Svizzera non pretende divieti di sorta. E fa un discorso generale, che va oltre la Rsi e il “dumping pubblicita­rio”. Il problema, afferma Giacomo Salvioni, è che anche «altri enti parastatal­i come Swisscom e la Posta (che mette prospetti a prezzi dumping nelle bucaletter­e) vanno a fare concorrenz­a in maniera spregiudic­ata ai media privati, cioè quelli che garantisco­no la pluralità dell’informazio­ne». La sua preoccupaz­ione è che «i politici non si rendano conto di questo pericolo per la Svizzera».

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TI-PRESS/PUTZU Il tema sarà portato in commission­e a Berna

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