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Luca Sala, al Tpf due processi in uno

Al dibattimen­to il 52enne dovrà rispondere non solo per reati legati al crac Parmalat

- Di Andrea Manna

Due processi in uno. Sì, perché il 52enne cittadino italiano Luca Sala sarà giudicato, al dibattimen­to che si aprirà martedì prossimo al Tribunale penale federale (Tpf) a Bellinzona, non solo per i reati contestati­gli nel quadro dell’inchiesta sui risvolti svizzeri del crac della Parmalat, ma anche in relazione all’accusa di truffa per episodi accaduti quando era managing director della filiale di Milano di Bank of America. Truffa ai danni dell’istituto di credito di cui Sala era stato riconosciu­to colpevole dal Tpf nel febbraio del 2014. Ed era stato riconosciu­to colpevole pure di istigazion­e a falsità in documenti. Accogliend­o parzialmen­te il ricorso inoltrato dall’ex manager tramite il proprio legale, l’avvocato Daniele Timbal, il Tribunale federale ha però annullato, con sentenza del gennaio di quest’anno, la condanna per truffa, rinviando l’incarto al Tpf “affinché provveda al completame­nto degli accertamen­ti di fatto e pronunci un nuovo giudizio”. In seguito al verdetto di Mon Repos, il Tpf ha quindi deciso di riunire i due procedimen­ti concernent­i Sala: quello legato al dissesto del gruppo agroalimen­tare di Collecchio e quello sul presunto raggiro a danno di Bank of America. Caso quest’ultimo che, nella requisitor­ia tenuta al processo del 2014, l’allora procurator­e federale Pierluigi Pasi aveva definito “una costola” dell’inchiesta Parmalat, venuta alla luce “analizzand­o le carte acquisite a Coira, a Lugano e in Italia”. Ma da martedì 16 (stando al programma fissato dal Tpf e salvo sorprese, il dibattimen­to durerà più giorni), Sala dovrà rispondere anche delle imputazion­i inerenti al capitolo elvetico del crac in Italia della Parmalat, quantifica­to in 14 miliardi di euro. Riciclaggi­o di denaro aggravato, istigazion­e alla falsità in documenti ripetuta e corruzione attiva ripetuta: tali i reati ipotizzati dall’atto d’accusa firmato nel maggio 2015 da Pasi e dal pm federale Stefano Herold. I fatti sarebbero avvenuti in Svizzera e nel Liechtenst­ein fra il 2000 e il 2004. Sala, difeso da Timbal e dall’avvocato Jürg Wernli, ha sempre respinto gli addebiti. Presiederà la Corte Giuseppe Muschietti, giudici a latere Giorgio Bomio e Roy Garré. Accusatric­e privata la Parmalat Spa, rappresent­ata dall’avvocato Ivan Paparelli. Nell’ambito del procedimen­to svizzero sul dissesto Parmalat, il Ministero pubblico della Confederaz­ione, contattato dalla ‘Regione’, fa sapere di aver, “ad oggi”, emesso “le seguenti decisioni cresciute in giudicato: nei confronti di nove imputati dei decreti d’accusa e di altri dieci imputati dei decreti di abbandono”. A carico di un altro imputato il Tribunale penale federale “ha emesso sentenza di condanna in procedura abbreviata”. Allo stato attuale del procedimen­to, “complessiv­amente le seguenti somme di denaro sono state confiscate in via definitiva rispettiva­mente ottenute quale risarcimen­to equivalent­e: 24,4 milioni di dollari, 1,2 milioni di euro e 1,3 milioni di franchi”.

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