Un socialista anti-burqa
Berna – Il burqa non deve esserci in Svizzera. È quanto sostiene il responsabile della sicurezza cantonale, nonché consigliere di Stato zurighese Mario Fehr (Ps). Le donne completamente coperte non devono essere ammesse. “Non posso essere cordiale con le turiste se non vedo il loro volto”, afferma Fehr in un’intervista pubblicata ieri dalla ‘Neue Zürcher Zeitung’. In una società liberale tutti mostrano il proprio viso. “Non dobbiamo permettere che singoli turisti girino per la Bahnhofstrasse con le loro donne coperte”, aggiunge Fehr precisando di non avere alcuna indulgenza per un comportamento del genere. Il consigliere di Stato reputa invece “interessante” l’esperienza del Ticino con il divieto di dissimulare il viso. È importante il messaggio: agli stranieri viene segnalato che sono i benvenuti “ma che in tale cantone o in tale Paese deve essere mostrato il volto”. La valenza è la stessa della stretta di mano a scuola: “Una comunità non dovrebbe allontanarsi dai propri valori”, sottolinea Fehr. In maggio il Consiglio di Stato zurighese ha chiaramente respinto un’iniziativa parlamentare dell’Unione democratica federale (Udf) per vietare la completa dissimulazione. L’interdizione reca danno alle donne che vengono obbligate a portare il burqa, metteva in guardia allora il Ps. Il Plr sosteneva inoltre che a Zurigo è raro incontrare donne coperte dal burqa e che in tali pochi casi si tratta comunque di turiste, che fanno i loro acquisti nella Bahnhofstrasse. In Ticino il divieto è entrato in vigore il primo luglio. A livello nazionale è in corso una raccolta di firme per un’analoga iniziativa popolare. I promotori del ‘Comitato di Egerkingen’ – all’origine dell’iniziativa anti minareti – hanno tempo fino al 15 settembre 2017 per raccogliere le 100mila firme necessarie.