Asilo negato a vittima di tratta, il Taf bacchetta la Sem: gli indizi andavano approfonditi
San Gallo – Il Tribunale amministrativo federale (Taf) ha accettato il ricorso presentato da una richiedente asilo nigeriana respinta. Il sospetto è che sia stata vittima della tratta di esseri umani. La Corte rimprovera alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) di non aver approfondito gli indizi in questo senso. Nella sentenza pubblicata ieri, il Taf sottolinea i doveri della Svizzera in virtù della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo: nel caso in cui le autorità vengano a conoscenza di un possibile caso di tratta di esseri umani, devono avviare indagini. Nel caso di un richiedente asilo anche i responsabili del settore devono attivarsi e nel frattempo non possono respingere la persona. In questo caso, la Sem ha fallito nei suoi compiti. La richiesta d’asilo della giovane – inoltrata nel 2003 – era stata respinta nel 2007. Nel 2013 è poi stata rigettata anche la sua domanda di riesame, senza che la Sem avesse esaminato le nuove indicazioni fornite dall’avvocato della richiedente. A disposizione vi sono certificati medici che attestano uno shock post-traumatico subito dalla donna nonché le cure cui ha dovuto ricorrere continuamente dal suo arrivo in Svizzera per il suo stato psichico. Sul corpo della giovane figurerebbero inoltre cicatrici che attestano maltrattamenti legati a rituali imposti alle vittime della tratta di esseri umani, frequenti nella regione di Edo, in Nigeria. Di conseguenza la Sem dovrà riesaminare la sua decisione e la donna non potrà per ora essere espulsa. ATS