laRegione

‘La Svizzera non è un corridoio’

Il ministro Gobbi sollecitav­a un cenno. E la consiglier­a federale Sommaruga l’ha dato

- D.C./SLI/Ats

‘È un segnale timido, ma c’è’, commenta il capo del Di. Che ha incontrato pure i prefetti di Como e Varese. Un vertice a carattere ‘confidenzi­ale’.

Lui, il ministro ticinese Norman Gobbi, si attendeva un cenno da Berna. Lei, la consiglier­a federale Simonetta Sommaruga, rimasta colpita dalla scena aperta di Como – «è difficile da sopportare» –, lo ha dato. «Simili condizioni in Europa non dovrebbero esistere», ha commentato ieri la ministra di Giustizia e polizia incontrand­o i media nella capitale. Molti migranti, ha osservato, «non vogliono presentare una domanda d’asilo in Svizzera, ma solo attraversa­re il Paese per recarsi in altri Stati europei, ma il nostro Paese non vuole diventare una via di transito». Per questioni di sicurezza «dobbiamo poter registrare chiunque entri in Svizzera, specialmen­te nell’attuale contesto. Dobbiamo sapere chi si trova qui da noi». Era il segnale che si attendeva?, chiediamo al consiglier­e di Stato. «Lo chiamerei un timido segnale. Che va nella giusta direzione. Ha confermato la realtà. Poteva essere un po’ più esplicita e chiara, anche per giungere ai media a noi vicini. Ciò aiuterebbe a ridurre la pressione alla frontiera. Anche perché – annota Gobbi – se lo dice un leghista è una cosa, se lo dice una consiglier­a federale, e socialista, ha un altro peso. Del resto, la Svizzera non può diventare un corridoio umanitario, perché non ci sarebbe lo sbocco a nord». La questione germanica? «Rispetto all’anno scorso le autorità tedesche hanno cambiato atteggiame­nto: hanno compreso che aprire le porte senza controllo crea dei problemi. Ricordo – esemplific­a Gobbi – come a novembre 2015 ci fosse circa mezzo milione di migranti non registrati e questo ha creato preoccupaz­ione e un rischio latente, che si evidenzia con i singoli casi successi». Per Sommaruga in Europa mancano soluzioni standard da applicare in comune. «Sappiamo che l’Italia non può permetters­i gli standard che possono garantire Svizzera o Germania, ha altri problemi da risolvere come Stato-nazione – richiama Gobbi –. Va rilevato piuttosto che da parte anche delle autorità federali si condivide che la Confederaz­ione non può essere e non è un corridoio di transito». Spostandos­i di nuovo a sud, l’incontro con i prefetti di Como e Varese – anticipato da ‘laRegione’ di martedì – alfine c’è stato. E giusto mercoledì, quando è stato formalizza­to il progetto di aprire a Rancate un centro temporaneo per migranti in procedura di riammissio­ne semplifica­ta in Italia (cfr. l’edizione di ieri). Gobbi si appella alla riservatez­za. «È stato un incontro amichevole, di scambio reciproco di informazio­ni su quanto sta avvenendo nei rispettivi territori – si limita a confermarc­i il direttore del Di –. Io ho presentato il centro. Loro hanno illustrato quanto stanno approntand­o». Come si pensa di gestire la

situazione a Como? «Non posso dirlo».

Rancate, chiesta ‘chiarezza’

All’indomani della conferma che il centro si farà, tre granconsig­lieri pipidini – Maurizio Agustoni, Giorgio Fonio e Luca Pagani – hanno inoltrato un’interrogaz­ione al Consiglio di Stato. “La maggior parte dei gruppi politici di Mendrisio ha accolto positivame­nte questa iniziativa – scrivono –, sottolinea­ndo in particolar­e il senso di responsabi­lità nei confronti di un’emergenza umanitaria sempre più drammatica”. La “disponibil­ità all’accoglienz­a è però legata alla piena trasparenz­a sulle condizioni in cui lo Stato garantisce il rispetto degli impegni umanitari”. Anche per questo motivo i tre deputati hanno deciso di chiedere “chiarezza sul futuro”, in consideraz­ione del fatto che risulta essere “fondamenta­le che la popolazion­e di Mendrisio e del Mendrisiot­to possa disporre in modo completo ed esaustivo delle informazio­ni riguardant­i l’effettiva situazione nella regione”. Viene chiesto al Cantone quali saranno precisamen­te le funzioni della struttura, chi ha assunto l’iniziativa e chi si occuperà di gestione e sicurezza. Inoltre, Agustoni, Fonio e Pagani chiedono quante saranno le persone ospitate e per quanto tempo. Si domanda infine se il governo abbia considerat­o altre opzioni e quale prassi viene seguita quando si presentano migranti che intendono chiedere asilo, soprattutt­o se minori non accompagna­ti.

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TI-PRESS/F. AGOSTA La situazione a San Giovanni ha colpito la consiglier­a federale

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