Viaggio in Leventina
Samuel Butler, ‘reporter del suo tempo’, ha raccontato i luoghi a noi vicini
‘Un dilettante geniale’ attraverso la cui opera (ri)scoprire il nostro passato, accompagnati da parole, musica e immagini
La regione delle Alpi e delle Prealpi, a partire dal XVII secolo, è stata una delle mete visitate e amate dai viaggiatori di tutta Europa. Fra questi, Samuel Butler: intellettuale inglese che intraprese viaggi in Italia, ma anche nella regione prealpina e lungo le nostre valli. Da queste sue peregrinazioni scaturì un diario di viaggio, “Alps and Sanctuaries of Piedmont and the Canton Ticino”, pubblicato per la prima volta nel 1882. Pubblicazione da cui è nato l’evento proposto domani, sabato 13 agosto (alle 20.30), alla palestra delle scuole di Faido: “Viaggio nella Leventina dell’Ottocento con lo scrittore e artista inglese Samuel Butler - parole, musiche, immagini”. Fra coloro che porteranno lo spettatore a camminare lungo questo percorso troviamo Andrea Cupia (direzione musicale), Nicolas Joray (immagini) e, guida lungo la geografia leventinese fatta di parole, Michele Fazioli. A lui abbiamo posto alcune domande riguardo al progetto.
Chi era Samuel Butler?
Samuel Butler (1835-1902) fu un personaggio inglese stravagante, colto. Era scrittore, saggista, pittore, musicista, un dilettante geniale. Si innamorò delle Prealpi lombarde e in particolare delle vallate ticinesi. Esplorò più volte la Leventina, fra il 1872 e il 1880 (e di questo parleremo domani a Faido) ma anche la Valle Maggia e la Mesolcina. Camminava dalle nostre parti per intere settimane, curiosissimo, e tenne un diario singolare, che nel 1882 pubblicò in un libro. L’edizione completa in italiano di “Alpi e santuari” è curata da Piemme, una sintesi sul Ticino è edita da Dadò.
Che cosa racconta del Ticino?
Girava a piedi (non c’era ancora la ferrovia, stava per arrivare e lui osservò i ciclopici lavori di scavo delle gallerie della Biaschina e del Piottino). Munito di cavalletto e taccuini, sostava e ammirava, disegnava paesaggi. Prendeva appunti (sensazioni, descrizioni) e scriveva note musicali per fissare le melodie che i luoghi gli evocavano. Una volta, a Rossura, fuori dal portico della chiesa udì un bellissimo canto liturgico popolare e trascrisse a naso le note di quella melodia, che così possediamo ancora oggi. Butler fu a modo suo un reporter del 1800. Non aveva microfoni e telecamere ma scriveva, disegnava, trascriveva suoni.
Qual è stato, dunque, il motore che ha mosso questo progetto?
Con l’animatore culturale di Faido, Daniele Zanzi, abbiamo pensato di presentare al pubblico la ricchezza singolare di questi appunti, disegni e suoni (“multimediali”, si direbbe oggi) di Butler. C’è anche una sorpresa: noi abbiamo, e si sapeva, i disegni di Prato, Dalpe, Calpiogna, Mairengo, Rossura, Tengia, Calonico, Giornico... nel libro; ma abbiamo scoperto che nella biblioteca di un College di Cambridge sono conservati diversi suoi quadri. Ne presenteremo le immagini su schermo in “prima assoluta”.
Ci potrebbe dare qualche anticipazione sullo svolgimento?
Butler narrava con parole, disegni e musica. E così abbiamo pensato di fare anche noi. Io userò la parola, racconterò Butler e leggerò brani suoi. La Filarmonica faidese, diretta dal bravissimo maestro Andrea Cupia, in sottofondo evocherà le intuizioni musicali di Butler. Il fotografo Nicolas Joray mostrerà sullo schermo i disegni e i dipinti assieme alle immagini odierne della Leventina. Samuel Butler raccontava del rimbombo delle mine nelle gallerie in costruzione della nuova ferrovia. Noi oggi abbiamo appena traforato la montagna un’altra volta per AlpTransit. Due epoche diverse, due “rivoluzioni” territoriali, due sensibilità di percezione. Oggi abbiamo la tv, internet, la televisione, i treni e le automobili. Samuel Butler aveva un taccuino, matita e pennelli e due buone gambe.