laRegione

Il bello del calcio svizzero

Dopo aver battuto il Sion, il Lugano si appresta ad affrontare il Moutier in Coppa. Per proseguire nel suo percorso di crescita.

- Di Sebastiano Storelli

Dal Sion al Moutier nel breve volgere di tre giorni. Il bello del calcio svizzero è anche questo, la necessità di doversi adattare a situazioni talmente diverse da sfiorare a volte il paradossal­e. E non sempre è facile mantenere la necessaria umiltà anche di fronte a una squadra di Seconda interregio­nale, come insegna la storia di una Coppa Svizzera che nel weekend entrerà nel vivo con i 32esimi di finale. Ma il Lugano umiltà e concentraz­ione le deve trovare già prima di scendere in campo, così da preparare nel migliore dei modi una trasferta che tutti vorrebbero fosse la più tranquilla possibile. E lo deve fare per più di una ragione. La prima, ovviamente, vuole che i bianconeri onorino nel modo migliore la finale disputata a fine maggio. Ripetersi non è facile, ma nemmeno impossibil­e (con un colpo di mano dell’urna), per cui il dovere morale di provare ad andare più in là della festa del Letzigrund c’è, eccome.

Ogni occasione va presa al volo per compiere un ulteriore passo avanti

In secondo luogo, la squadra di Manzo, pur vittoriosa con pieno merito nella sfida di mercoledì con il Sion, ha dimostrato di avere ancora parecchio lavoro da sbrigare. Ogni occasione per scendere in campo in una partita densa di significat­o agonistico deve essere fatta propria con l’intento di far crescere un gruppo che nelle sue corde ha ancora ampi margini di progressio­ne. Contro i vallesani si è visto un Lugano con personalit­à, un gruppo che sembra giocare con la testa maggiormen­te libera rispetto alla passata stagione, sen-

za l’assillo di dover a tutti i costi seguire schemi prestabili­ti anche quando risulta palese che detti schemi non funzionano. Le risposte avute da Manzo sono state positive in più di un settore. Ad esempio, Sabbatini ha ricoperto in maniera brillante il ruolo che è di Piccinocch­i, mentre l’esordio di Vecsei al suo fianco insinua ulteriori dubbi nella testa del tecnico bianconero su quello che dovrebbe essere il miglior assetto del centrocamp­o. La sfida di Coppa con il Moutier dovrebbe inoltre servire da test indicativo per quella che è la capacità

dei singoli di mantenere alto il grado di concentraz­ione. L’altra sera, infatti, qualche svarione c’è stato e per fortuna il Sion non ne ha approfitta­to. La caratura del Moutier è chiarament­e inferiore, ma spesso proprio contro squadre più deboli vi è la tendenza a lasciare che la mente vaghi al di fuori del rettangolo da gioco. Una prestazion­e impeccabil­e sotto questo aspetto rappresent­erebbe un ulteriore passo avanti nel processo di crescita del gruppo bianconero. E lo stesso discorso vale per la fase offensiva. Se presa con la mentalità giusta, la sfida nel Canton Berna potrebbe permettere di tornare a casa con un bottino importante di reti. Ciò che contribuir­ebbe a sbloccare un reparto (e dei signoli) che anche contro il Sion ha destato qualche perplessit­à (Alioski a parte, ovvio). Mizrachi per il momento non ha convinto e ha sprecato un paio di ottime ripartenze, Ponce è stato impalpabil­e, ma a suo discapito vi è il fatto che per lui si trattava dell’esordio assoluto. Ceesay ha convinto ancora una volta, ma sembrerebb­e meglio strutturat­o per fare l’esterno e sfruttare la sua velocità piuttosto che la punta centrale. In attesa del tesseramen­to di Rosseti, la sfida di Moutier potrebbe ricaricare le batterie dell’intero reparto. L’unico, in fondo, nel quale per il momento la coperta sembra un po’ corta. Per il resto, la rosa a disposizio­ne di Manzo appare più completa e di migliore qualità rispetto a quella che ha ottenuto la salvezza pochi mesi fa. Sia in difesa, sia in mezzo al campo, il tecnico italiano (a organico completo) non ha che l’imbarazzo della scelta.

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TI-PRESS/REGUZZI L’anticipo di Jonathan Sabbatini che è valso il momentaneo 2-0

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