L’arte della grafica al m.a.x. museo
Con la mostra dedicata a Federico Seneca al m.a.x. museo si apre la stagione culturale di Chiasso
Con la mostra dedicata a Federico Seneca si apre sabato il programma del Centro culturale di Chiasso. Da scoprire un pezzo della più creativa e innovativa grafica pubblicitaria del ’900.
Fino al 22 gennaio un tragitto sorprendente nella creatività di uno dei grandi innovatori della grafica pubblicitaria. Un’arte completa, che ci sa parlare.
In effetti il tragitto creativo di un artista che, per approdare all’essenzialità di un tratto grafico di per sé minimalista, parte dalla tangibilità della scultura, merita di essere scoperto. Peccato che in mostra, a Chiasso, di quelle sculture su cui si è fondata la “rivoluzione” di Federico Seneca, ci siano solo le poche sottratte alla sua azione distruttrice. Infatti, una volta arrivato all’obiettivo, individuato in una forma ripulita di tutto il superfluo, come spiegato ieri nella presentazione alla stampa dal figlio Bernardino, Seneca era solito buttare tutte le testimonianze delle tappe attraverso cui era passato.
Toh!... anche nella luna... a Natale... regalano scatole di cioccolatini
Dunque, con la mostra dedicata al lavoro di Seneca (1891-1976), ‘Segno e forma nella pubblicità’, si aprirà sabato alle 17.30 al m.a.x. museo la stagione del Centro culturale di Chiasso. Seguiranno altre cinque esposizioni, con cui indagare al m.a.x. la grafica storica (‘J.J. Winckelmann – Monumenti antichi inediti’) e la creatività d’impresa (con la grafica legata alla Rinascente); mentre allo Spazio Officina ci si inoltrerà nei ‘Percorsi della creatività dal Novecento al nuovo Millennio’, nella ‘creatività estemporanea’ della cultura Jazz e nei ‘Cinquant’anni di grafica d’artista’ di Enzo Cucchi. Intanto con questa prima mostra – curata da Marta Mazza (direttore del Museo nazionale Collezione Salce di Treviso) e da Nicoletta Ossanna Cavadini (direttrice del m.a.x. museo e dello Spazio Officina) – oltre a colmare quello che Ossanna Cavadini definisce un «vuoto bibliografico», si va a ricostruire il percorso creativo di uno dei protagonisti della grafica pubblicitaria del ’900. Una “forma artistica completa”, come rivendicava lo stesso Seneca, ricordato da Ossanna Cavadini nel catalogo, in cui l’artista marchigiano si è rapidamente imposto come un “nuovo riferimento”. Uno “spirito libero” nella cui figura, fin dall’attività alla Perugina-Buitoni, come scrive Dario Cimorelli, si incontrano una creatività e un concetto di impresa capaci in modo congiunto di “osare”. In questo senso, dai primi passi a Fano sino alle campagne per l’Eni (i cui simboli sono entrati nell’immaginario comune, si veda il gatto a tre gambe), questo percorso nella produzione di Seneca – fra disegni, bozzetti, locandine, copertine, sculture e soprattutto manifesti – si propone come la celebrazione di un’epoca d’oro per la grafica d’arte e per lo spirito d’impresa, declinati nella volontà di comunicare in modo efficace e innovativo. È questo pure un tragitto ricco di interesse e di suggestioni, a tratti sorprendente, nella storia del gusto e delle correnti artistiche che hanno segnato il secolo scorso, illustrata dal progressivo tendere di Seneca, dopo il liberty e le istanze futuriste, al minimalismo della stagione più matura. Cimorelli, nel catalogo, per illustrare la sua “rivoluzione”, scrive che “Seneca disumanizza le figure, creando una distanza con il mondo reale, trasferendo il pubblico in un ambito immaginifico quanto essenziale, quasi surreale e insieme accogliente”. Lontano e prossimo, ricco e minimalista. Già nel periodo alla Perugina, di cui dirige l’ufficio pubblicità, le réclames di Seneca rivelano un immaginario debordante, ricercatore, visionario; si veda, oltre le scimmie e i “negretti”, l’immagine dell’uomo nero e della donna bianca uniti in una danza che evoca il cioccolato al latte. Una vocazione sperimentatrice che inventa, ad esempio, i messaggi nei cioccolatini o accompagna le sue figure stilizzate a slogan tipo “Darwin sostiene che l’uomo fin dalla sua origine, preferiva la cioccolata della Perugina” oppure “Toh!... anche nella luna... a Natale... regalano scatole di cioccolatini”.
Il ponte m.a.x. verso i giovani
Il Centro culturale di Chiasso si presenta come un organismo composito che, ai due spazi espositivi, affianca il Cinema Teatro, in un programma pensato in sinergia con il suo direttore Armando Calvia. Abbiamo chiesto a Nicoletta Ossanna Cavadini come intenda caratterizzarsi questo Centro nel panorama culturale ticinese: «Come cerniera della città di confine, quindi come dialogo fra le culture. Per questo scegliamo ogni stagione un grande tema, quest’anno la creatività, che si declina nelle varie arti che ospitiamo e nell’incontro. Vogliamo offrire dei momenti di riflessione in cui tener conto dei nostri pubblici di riferimento, svizzero e italiano, in quello che è sempre stato il luogo dell’accoglienza».