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Immunità deputati da sopprimere? Prevale il no

Deputati ed eccessi, la proposta di Quadranti non incontra i favori della maggioranz­a commission­ale Gendotti, contraria: è già molto limitata ed è revocabile. Galusero, favorevole: è un privilegio, ingiustifi­cato.

- Di Andrea Manna

L’immunità parlamenta­re? Secondo Matteo Quadranti è da sopprimere. Ma la proposta del deputato liberale radicale – avanzata lo scorso febbraio con un’iniziativa – di rimuovere dalla Legge sul Gran Consiglio il relativo articolo non incontra i favori della maggioranz­a. Quella della commission­e che sta rivedendo la normativa che disciplina il funzioname­nto del Legislativ­o cantonale. A guidare il fronte dei contrari è Sabrina Gendotti (Ppd), incaricata di stendere il rapporto «con cui inviterò il plenum del parlamento a respingere la drastica richiesta di Quadranti». Favorevole alla cancellazi­one dell’istituto dell’immunità per i granconsig­lieri ticinesi, Giorgio Galusero (Plr). «Lo ritengo – commenta il relatore di minoranza – un privilegio, che cozza con il principio della parità di trattament­o: tutti, deputati e comuni cittadini, sono uguali di fronte alla legge». È ciò che in sostanza sostiene pure l’iniziativi­sta: “Se vogliamo essere posti al pari del semplice cittadino fuori dall’aula (del Gran Consiglio, ndr.), allora ciò valga anche all’interno della stessa o comunque nell’attività parlamenta­re”, scrive fra l’altro Quadranti. «Da una ricerca che ho fatto nel frattempo, per capire come è regolament­ata l’immunità parlamenta­re nel resto della Svizzera e nelle altre nazioni europee, risulta che tutti i Cantoni, dunque non solo il nostro, prevedono questo istituto – evidenzia Gendotti – . Nella maggior parte dei parlamenti cantonali l’immunità è relativa, nel senso che può essere revocata. Ed è relativa pure in Ticino». Così come stabilito dalla Legge sul Gran Consiglio. Per la precisione dal suo articolo 51, che Quadranti suggerisce di abrogare. Il 51 consta di quattro capoversi. Il primo: “Contro un deputato non può essere promosso alcun procedimen­to penale per le espression­i presumibil­mente diffamator­ie da lui usate durante le deliberazi­oni del Gran Consiglio, delle sue commission­i, nei rapporti commission­ali e negli atti parlamenta­ri, se non con l’autorizzaz­ione del Gran Consiglio”. Il secondo: il Legislativ­o cantonale “decide se togliere l’immunità su richiesta del Ministero pubblico, sentito il preavviso dell’Ufficio presidenzi­ale. All’interessat­o è data la possibilit­à di esprimersi davanti all’Ufficio presidenzi­ale”. Il terzo: “La decisione di togliere l’immunità parlamenta­re deve avvenire a maggioranz­a assoluta. La votazione avviene a scrutinio segreto”. Infine il quarto capoverso: “Un deputato può rinunciare volontaria­mente all’immunità parlamenta­re”.

‘Niente pressioni, niente bavagli’

Il testo del vigente articolo, ricorda Gendotti, «è stato approvato dal Gran Consiglio nel 2010, accogliend­o la modifica legislativ­a proposta dalla commission­e Costituzio­ne e diritti politici». La quale aveva condiviso quanto caldeggiat­o da Jacques Ducry (all’epoca deputato del Plr) e dagli allora granconsig­lieri Monica Duca Widmer (Ppd) e Manuele Bertoli (Ps) con un’iniziativa inoltrata nel 2008: una riforma dell’istituto dell’immunità parlamenta­re, trasforman­dola da assoluta in relativa. Pertanto, in caso di querela, niente più immunità per il deputato che nell’esercizio delle funzioni di granconsig­liere (nelle sedute del parlamento e nei lavori commission­ali) calunnia e ingiuria; immunità invece mantenuta, ma relativa (ergo revocabile), per quel che riguarda “le espression­i presumibil­mente diffamator­ie”. «Attualment­e l’immunità copre dunque un solo reato e non è assoluta», riprende Gendotti, seconda vicepresid­ente della speciale commission­e parlamenta­re alle prese con la revisione della legge sul Gran Consiglio: «Insomma, considero la richiesta di Quadranti sproporzio­nata: non si giustifica». Aggiunge la deputata popolare democratic­a: «Se l’immunità c’è anche negli altri Cantoni – dove è più ampia, più estesa della nostra – e nelle altre nazioni europee, un motivo ci sarà. Serve pure a garantire la libertà di espression­e di coloro che vengono eletti dal popolo». Libertà di espression­e «che ovviamente non significa libertà di diffamare: libertà di espression­e significa, anche, porre domande scomode al governo, senza temere condiziona­menti di sorta o pressioni esterne». D’accordo con l’iniziativa del collega di Gran Consiglio e di partito è Galusero. «Dell’immunità si può abusare», avverte. «In veste di granconsig­liere – continua Galusero – ho fatto interventi e allestito atti parlamenta­ri anche su argomenti scomodi, che mi urtavano, senza però scivolare nella diffamazio­ne. Siamo parlamenta­ri di milizia, persone che fuori del Palazzo svolgono una profession­e e che se come cittadini non rispettano la legge vengono punite. Non capisco perché questo non debba valere anche all’interno del Palazzo politico».

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‘Negli altri Cantoni l’immunità parlamenta­re è più ampia della nostra’
TI-PRESS Sabrina Gendotti Giorgio Galusero ‘Negli altri Cantoni l’immunità parlamenta­re è più ampia della nostra’

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