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‘Così si vigila su Usi e Supsi’

Il governo approva la pianificaz­ione universita­ria e (ri)boccia ‘l’inutile’ commission­e di controllo Via libera al documento che regola pure i mandati di prestazion­e. La commission­e parlamenta­re di vigilanza? Tutti concordi: un doppione pericoloso.

- di Paolo Ascierto e Chiara Scapozza

Il parlamento desidera dire la sua sull’Usi e sulla Supsi? Ridiscuter­e magari qualche contratto di prestazion­e? Desidera, per dirla altrimenti, tenere al guinzaglio gli atenei nei quali il Cantone investe poco più di novanta milioni l’anno? Si accomodi. Il Consiglio di Stato ha infatti dato il via libera al messaggio sulla “Politica universita­ria cantonale 20172020”: un documento pianificat­orio di 34 pagine più allegati che regola i rapporti tra alte scuole e Palazzo e che andrà votato dal Gran Consiglio. Gran Consiglio che, scrive però a chiare lettere il governo in un secondo messaggio, è invitato a rinunciare alla creazione di una commission­e parlamenta­re di controllo del mandato pubblico di Usi e Supsi. Sarebbe, ha ribadito ieri in una conferenza stampa il capo del Dipartimen­to dell’educazione (Decs) Manuele Bertoli, «un inutile doppione». Inutile e «pericoloso» poiché, tra le altre cose, metterebbe in discussion­e «il grado di autonomia» degli istituti. Specie se si condizione­rà «la nomina dei professori». «Faremmo – ha avvertito Bertoli – dei passi indietro, entrando in una logica involutiva». E a proposito di passi indietro, l’idea di una commission­e di controllo nasce nel febbraio del 2013 da un’iniziativa dell’allora granconsig­liere leghista Attilio Bignasca. Mese dopo mese la proposta prende piede e, malgrado il preavviso negativo del Consiglio di Stato, nel marzo del 2016 viene votata a larga maggioranz­a in Gran Consiglio da Lega, Ppd e parte del Plr. Dato che il parlamento è sovrano, il governo ha presentato ieri il messaggio che allo stesso tempo ‘applica’ e cassa l’iniziativa di Bignasca. «Un atto dovuto», ha precisato il capo del Decs. Malgrado si proponga una commission­e simile – ma non uguale – a quella che vigilia sull’Aet, al capitolo conclusion­i si sottolinea infatti – nel vero senso della parola – che il Consiglio di Stato invita il Gran Consiglio “a non approvare il Disegno di legge allegato”. «Una posizione – ha aggiunto Bertoli – condivisa da tutti» i ministri.

‘Attenti all’autonomia’

Ma perché il Consiglio di Stato dice di no? Innanzitut­to perché, ha spiegato ieri il capo del Decs, «il mandato pubblico di Usi e Supsi lo si definisce con il messaggio che avete fra le mani», quello sulla pianificaz­ione universita­ria che sarà approfondi­to, dibattuto ed eventualme­nte modificato prima dalla Commission­e scolastica del Gran Consiglio e poi dall’intero plenum. Un’ulteriore commission­e parlamenta­re ad hoc risultereb­be quindi “un doppione rispetto all’impostazio­ne attuale del controllo parlamenta­re sull’attività degli enti universita­ri, un doppione da evitare”. E poi «il profilo dei due istituti è totalmente diverso» rispetto, per esempio, a quello di bancastato o Aet. Diverso soprattutt­o al capitolo libertà e autonomia, valori che devono caratteriz­zare la scelta del personale accademico, le collaboraz­ioni accademich­e e le ricerche che si intende intraprend­ere. “Una rimessa in discussion­e anche parziale” dei due principi, avverte l’esecutivo, potrebbe “porre dei problemi agli istituti universita­ri nel processo di accreditam­ento istituzion­ale”. Le conseguenz­e? Gravi. «In vent’anni di attività – ha rilevato a tal proposito il direttore generale della Supsi Franco Gervasoni – ho apprezzato l’autonomia che ci è stata garantita». Ora la maggioranz­a dei granconsig­lieri – «che non penso siano a conoscenza dei guinzagli che già ci sono» – vuole essere in prima linea a controllar­e. «Non ci saranno problemi nel fornire i dati», per altro analizzati regolarmen­te dal Cantone. Se però si pianterann­o i paletti che metteranno a rischio la crescita dell’istituto, ha avvertito Gervasoni, «reagiremo sicurament­e». «C’è già un guinzaglio», ha confermato il rettore dell’Usi Boas

Erez. Con la commission­e «si tratterebb­e di raddoppiar­lo. Ma non ho mai visto nessuno che porta a spasso il cane con due guinzagli». E poi vent’anni fa con l’Università della Svizzera italiana, ha aggiunto Erez, «il Ticino si è fatto un regalo». Sarebbe peccato, oltre che scortese, rifiutarlo dopo tanto tempo.

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DATI CDS/INFOGRAFIA LAREGIONE Le cifre in breve

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