Un sì dai giudici al suicidio assistito
Losanna – In Svizzera l’aiuto al suicidio non è perseguibile penalmente. Malgrado ciò nella maggior parte dei cantoni tale pratica non è ammessa negli istituti di cura. Fanno eccezione, tra gli altri, Zurigo, Vaud e Neuchâtel dove il Gran Consiglio nel 2014 aveva accolto con 80 voti contro 16 una norma di legge che autorizza il suicidio assistito nelle case per anziani pubbliche o comunque al beneficio di sovvenzioni statali con la precisazione che il personale curante non è tenuto a fornire la propria assistenza. Contro questa decisione è insorta una casa gestita dall’Esercito della salvezza il cui ricorso è arrivato fino al Tribunale federale. Ebbene, con una recente sentenza i giudici losannesi hanno respinto l’istanza. L'accompagnamento alla morte non può essere impedito in quei cantoni nei quali esiste una disposizione legislativa in tal senso. A tal punto che, per imporre simile divieto invocato in nome della libertà religiosa, l’istituto dovrebbe rinunciare ai finanziamenti pubblici. L’alternativa, negli ospedali e nelle case per anziani dove il suicidio assistito non è permesso, è il trasferimento del paziente al proprio domicilio o in altro luogo esterno all'istituto. In Ticino, si ricorderà, lo scorso mese di marzo il Gran Consiglio, con un risultato risicato aveva rifiutato di concedere l’autorizzazione di praticare il suicidio assistito negli ospedali pubblici. Se a Neuchâtel è stato il Gran Consiglio a decidere di inserire nella legge l’autorizzazione dell’accompagnamento alla morte, a Vaud il permesso del suicidio assistito in ospedali e case anziani era stato deciso dal popolo nel 2012. ATS/RED