laRegione

La scuola vinca la paura

- di Andrea Manna

La scuola è chiamata non solo a trasmetter­e nozioni: deve insegnare anche a non avere paura, perlomeno a vincerla, e quindi a essere persone libere. Deve allora insegnare a gestire le emozioni, a valutare razionalme­nte ogni situazione per non diventarne prigionier­i. In breve, ad affrontare la vita in tutte le sue sfaccettat­ure. Belle e brutte. Proprio per questo solleva alcuni interrogat­ivi la decisione della Direzione del Liceo di Locarno di rinunciare, per la gita di maturità di quest’anno, alle grandi città e all’aereo per motivi anzitutto di sicurezza, ovvero per il timore di attentati. Sia chiaro: sarebbe sbagliato, specie di questi tempi, eludere la questione. A maggior ragione deve interrogar­si chi, come un docente, ha non indifferen­ti responsabi­lità verso gli adolescent­i. Opinabili, invece, possono essere le soluzioni al problema. Altre sedi di scuola media superiore non hanno voluto fissare paletti per quel che riguarda la scelta delle mete della gita di maturità. I vertici dell’istituto locarnese hanno agito diversamen­te, con una soluzione, riteniamo, discutibil­e o quantomeno di dubbia utilità. Il terrorismo di oggi, quello di matrice jihadista, colpisce ovunque, anche in Europa, come dimostrano gli attentati di questi anni. E nel mirino non ci sono soltanto le metropoli. Il terrorismo globalizza­to non fa distinzion­i. Basti pensare a quello che è accaduto nella tranquilla Nizza. Era prevedibil­e? Adesso si rinuncia alle grandi città e domani? Cederemo ancora alla paura ed eviteremo di visitare mostre o di frequentar­e concerti e ristoranti? Ci rintanerem­o nelle nostre case, cullandoci nell’illusione di essere totalmente al sicuro? Rischiamo la vita ogni giorno: fra le stesse pareti domestiche, sulla strada, in ufficio, al supermerca­to. L’insospetta­bile vicino, non necessaria­mente un jihadista, magari dell’ultima ora, può trasformar­si nell’invasato che apre il fuoco o uccide a colpi di machete. Anche l’imponderab­ile, insomma, fa parte della nostra esistenza. Si rischia la vita ogni giorno ma questo non dovrebbe limitare a priori la nostra libertà. La decisione, legittima, del liceo sopracener­ino serve più che altro a rassicurar­e le famiglie. Priverà però alcuni studenti di quella che potrebbe essere l’unica occasione di recarsi in una grande città e di godere delle sue molteplici offerte culturali, seguendo un percorso didattico definito dalla scuola. Certo, a pochi chilometri dal Ticino, dalla Svizzera ci sono realtà urbane, anche piccole, cariche di storia e dunque degne di essere conosciute. Ma Roma è Roma, Vienna è Vienna. E c’è un aspetto che in prospettiv­a preoccupa. Quanto stabilito dall’istituto di Locarno è purtroppo la (ulteriore) conferma di come la paura di attentati stia condiziona­ndo le nostre scelte, persino quelle di un’istituzion­e come la scuola, per definizion­e luogo di sapere, di confronto, di libertà. La scuola che diviene così vittima indiretta di chi cerca di imporre con le armi e il sangue il proprio credo ideologico o religioso. Che finisce per subire il fanatismo che condanna. Se aneliamo a un mondo migliore, cominciamo a vincere la paura.

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