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Fusioni, sapore di irricevibi­lità

Agustoni (Ppd): ‘Mancherebb­e la consultazi­one preliminar­e delle comunità coinvolte. Ma si è solo agli approfondi­menti e attendo soluzioni alternativ­e, anche se fatico a individuar­ne’.

- Di Paolo Ascierto

«Le prime verifiche giuridiche mettono in dubbio in maniera abbastanza importante la ricevibili­tà del testo». E il granconsig­liere Ppd Maurizio Agustoni sembra avviato a redarre un rapporto commission­ale che non porterà alle urne l’iniziativa popolare costituzio­nale del sindacato Vpod, con la quale si disegna un Ticino a quindici Comuni. Il motivo? La maxifusion­e «non prevede una consultazi­one preliminar­e delle comunità coinvolte» e in tal senso non rispettere­bbe la Carta europea delle autonomie locali. Risultando così irricevibi­le, poiché incompatib­ile con il diritto superiore. «Ma simili decisioni – sottolinea Agustoni, interpella­to dalla ‘Regione’ – non vengono mai prese a cuor leggero, soprattutt­o alla luce delle firme (undicimila, ndr) raccolte». Perciò i sostenitor­i dell’iniziativa sono stati invitati a presentare alternativ­e in sede di Commission­e Costituzio­ne e diritti politici. Alternativ­e che il deputato popolare democratic­o attende «di conoscere. Spero siano in grado di portare elementi in più a sostegno della ricevibili­tà del testo. Ma allo stato attuale faccio un po’ fatica a individuar­ne». Anche perché c’è un precedente non da nulla: quello dell’iniziativa popolare del ‘Guastafest­e’ Giorgio Ghiringhel­li per la creazione di due sole città del Locarnese e del Bellinzone­se. Lo scorso 3 giugno il Tribunale federale ne sentenziò l’irricevibi­lità al termine di un dibattimen­to pubblico e per tre voti a due. Centrale il mancato rispetto dell’articolo 5 della Carta europea, che recita: “Per ogni modifica dei limiti territoria­li, le collettivi­tà interessat­e dovranno essere preliminar­mente consultate, eventualme­nte mediante referendum, qualora ciò sia consentito dalla legge”. Orbene, tale consultazi­one preliminar­e comunità per comunità non sarebbe garantita neppure dall’iniziativa della Vpod. Perlomeno, specifica Agustoni, secondo «i primi approfondi­menti». E c’è anche un altro aspetto controvers­o: nei quindici Comuni post maxifusion­e i dipendenti pubblici dovrebbero sottostare a Contratti collettivi di lavoro. E dal punto di vista della ricevibili­tà, spiega il granconsig­liere popolare democratic­o, «questo aspetto potrebbe essere problemati­co per quanto concerne l’unità di materia».

Durisch (Ps): ‘Forse due alternativ­e’

Da un lato quindi l’irricevibi­lità dell’iniziativa popolare della Vpod. Dall’altro gli undicimila cittadini che l’hanno sottoscrit­ta. Come uscirne? Per il capogruppo socialista Ivo Durisch le alternativ­e sono due. «Si potrebbe – spiega

Durisch – trovare una soluzione tecnica con la quale avrebbe luogo dapprima una consultazi­one preliminar­e delle varie realtà locali, mentre solo in un secondo tempo i cittadini sarebbero chiamati a esprimersi sull’iniziativa». Ma non costerebbe troppo chiamare due volte i ticinesi alle urne? «Qualsiasi fusione

– ribatte il socialista – risultereb­be essere costosa». D’accordo. E la seconda alternativ­a? «Si tratterebb­e di inserire nella Costituzio­ne una norma transitori­a per la quale l’iniziativa entrerebbe in vigore solo dopo aver sentito le varie comunità coinvolte. Ci riflettere­mo e settimana prossima – conclude il granconsig­liere socialista – ne discuterem­o in gruppo». Insomma, il tema maxifusion­i è in continuo movimento. Anche perché, al di fuori della politica parlamenta­re, il Dipartimen­to delle istituzion­i sta affinando in questi mesi il Piano cantonale delle aggregazio­ni.

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TI-PRESS Il testo della Vpod ha raccolto undicimila firme. Arriverà alle urne?

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