laRegione

Alle radici del sostegno

Sono numerosi i progetti cooperativ­i finanziati annualment­e dalla Città. Eccone due

- Di Dino Stevanovic

Inter-Agire/Comundo si mobilita per i disabili in Bolivia, mentre Memorial Flavia aiuta i sieroposit­ivi in Ruanda. Entrambi con uno ‘sponsor’ d’eccezione: la Fosit.

Sono 40’000 i franchi che Lugano mette annualment­e a disposizio­ne per progetti di sviluppo negli ambiti della sanità e dell’istruzione. Inoltre, altri 70’000 circa sono ricavati dall’iniziativa ‘Centesimo per la solidariet­à’ e devoluti da Ail Sa nel settore idrico. «Il bando di concorso – spiega il capodicast­ero Socialità Lorenzo Quadri – fu istituito nel 2013 per favorire una gestione più efficace dei fondi che la Città metteva a disposizio­ne per sostenere i progetti di cooperazio­ne internazio­nale». Il bando 2016 sostiene dieci Ong (vedi infografia). «Avvalendos­i delle competenze della commission­e tecnica della Fosit nella valutazion­e delle richieste – continua il municipale – l’esecutivo sostiene in modo mirato progetti che offrono garanzie di sostenibil­ità a lungo termine e di comparteci­pazione dei locali. La collaboraz­ione con la Fosit è dunque importante nell’avallare l’adesione della Città alle politiche federali in materia di sviluppo. Il fondo di 40'000 franchi è stato confermato anche per il 2017». La buona cooperazio­ne con Lugano (definita «generosa») è confermata anche da Marianne Villaret, segretaria generale della Federazion­e delle Ong della Svizzera italiana. «Il nostro ruolo – ci dice – è quello di valutare i progetti e monitorare che le Ong adempiano ai nostri criteri di qualità». Essere soci della Fosit – una sessantina i membri – è quindi una sorta di marchio di qualità. «Inviare soldi al Sud senza promuovere le competenze crea dipendenza, privilegia­mo le iniziative che si basano sulla collaboraz­ione con Ong del posto», chiarisce Villaret.

Villaret: ‘Cambiament­i climatici e radicalism­o islamico: le nuove sfide per i progetti in Africa’

Le coordinatr­ici di due delle Ong ci spiegano come si riescono a migliorare, a chilometri di distanza, le condizioni di vita di persone sfortunate. «Siamo gli unici nella Svizzera italiana – ricorda Corinne Sala di Inter-Agire/Comundo – a non finanziare dei progetti ma a mandare dei nostri cooperanti, profession­i-

sti nel proprio settore, che possano rispondere in loco alle esigenze della popolazion­e». L’Ong con sede regionale nella Svizzera italiana sta portando avanti dal febbraio 2015 un progetto a El Alto (Bolivia) volto al sostegno di bambini e giovani disabili fra i4 e i 30 anni. Nella città è presente un centro gestito dalla Chiesa che conta un’ottantina di studenti con varie disabilità: ritardo mentale, difficoltà d’apprendime­nto e di linguaggio, deficienza uditiva o visiva. Sono presenti due laboratori protetti – una panetteria e una falegnamer­ia – con l’obiettivo di preparare gli utenti a

un futuro inseriment­o presso un’azienda esterna. «È difficile – confida Sala –, la legislazio­ne è favorevole ma talvolta ambigua e ci sono numerosi pregiudizi. Ma pian piano le cose stanno cambiando». Figura chiave del progetto è l’operatore sociale di Savosa Giorgio Caldelari, recatosi nel Paese sudamerica­no per un periodo di tre anni per monitorare l’operato dei partner locali, accompagna­rli nelle attività e nella formazione di personale e nel rafforzame­nto degli aspetti educativi e formativi. «Lugano ha finanziato diversi nostri cooperator­i, è una Città generosa». Soddisfazi­one nella collaboraz­ione con la Città è espressa anche da Alessandra Mordasini di Memorial Flavia, che ha vinto il bando con un progetto mirato all’aiuto ai sieroposit­ivi e alle loro famiglie della zona di Busoro, in Ruanda. I beneficiar­i sono in totale 3’600 circa grazie alle attività dell’associazio­ne Abenimpuhw­e, sostenuta tramite un’Ong locale. «Il nostro progetto cerca di aiutare ogni singolo in base alle proprie esigenze – racconta Mordasini – ed è importante farlo appoggiand­oci ai locali». Sono prevalente­mente quattro gli assi d’intervento del piano solidale. Il rafforzame­nto istituzion­ale dell’associazio­ne, la formazione profession­ale, l’aiuto ai casi più gravi e infine lo sviluppo delle attività produttive. Memorial Flavia sostiene l’associazio­ne dal 2011 e da allora sono stati avviati tre laboratori: fabbricazi­one di sapone, di cestini in vimini e di prodotti di sartoria. «Funzionano bene – constata Mordasini –, l’obiettivo finale è incrementa­re l’autosuffic­ienza. Per questo, stiamo cercando dei continuati­vi per poter mantenere una solidità dei progetti in futuro. A breve potrebbe inoltre essere aperto un negozio di parrucchie­re, assente nella regione».

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In alto, un momento dell’attività in Bolivia. Sopra, alcune donne ruandesi
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