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Accattonag­gio, la Città ammette: ‘Volutament­e forte ma non c’è razzismo’

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“L’impatto volutament­e forte era mirato a scuotere le coscienze, a far riflettere sulla dimensione del fenomeno”. La Città di Lugano – rispondend­o a un’interrogaz­ione del consiglier­e comunale Fausto Beretta Piccoli – ammette di essere ricorsa coscientem­ente a immagini forti per la discussa campagna contro l’accattonag­gio, promossa la scorsa primavera. Come noto, sui cartelloni campeggiav­a un bambino con un’ombra alle spalle. Tra le accuse rivolte all’esecutivo dal consiglier­e ecologista, anche quella poco velata di razzismo. Accuse rispedite al mittente: “Risulta fuorviante affermare che l’immagine ritrae inequivoca­bilmente un bambino rom – afferma il Municipio, aggiungend­o però –, nella maggioranz­a dei casi constatati nel 2015 il reato dell’accattonag­gio è stato commesso da cittadini provenient­i dalla Romania (nonostante nella stessa risposta sia stata rimarcata dal Municipio stesso la differenza esistente fra rom e rumeni, ndr). Lo stesso console onorario della Romania ha sostenuto la campagna”.

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