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Il Qatar accoglie l’iride

Si apre la rassegna che domenica prossima assegnerà il titolo in una gara pianeggian­te e, probabilme­nte, ventosa

- Di Sebastiano Storelli

Sarà un Mondiale da Mille e una notte quello che scatterà domani con la disputa delle invero poco interessan­ti cronometro a squadre? Dal profilo della location senz’altro, per quanto l’ambientazi­one sarà ben diversa rispetto a quella dell’epoca di Sherazad. La parte finale delle competizio­ni avrà quale teatro la Pearl Qatar, isola artificial­e creata di fronte alla laguna di Doha, senza dubbio uno degli scenari più suggestivi nei quali è stato assegnato il titolo iridato. Sotto l’aspetto tecnico, però, l’edizione qatariota del Mondiale non passerà certamente alla storia: la conformazi­one del territorio rendeva difficile allestire una prova densa di difficoltà altimetric­he, soprattutt­o dopo la decisione di non costruire una ventilata collina artificial­e, per cui il percorso è rimasto totalmente pianeggian­te. Duecentoci­nquantaset­te chilometri e spiccioli che si snoderanno tra il deserto fuori Doha (151 km in linea) e la Pearl Qatar (106 km in circuito). In assenza di salite, a fare la parte del giudice potrebbe essere il vento caldo che i corridori rischiano di dover affrontare nella prima parte di gara e che potrebbe già produrre una selezione importante. Non è dunque scontato che a vincere sia un velocista di punta, perché il rischio del ventaglio è reale, ma ciò nonostante è assai probabile che sul traguardo si presenti un folto gruppo pronto a giocarsi la maglia iridata in volata. Lo zampino ce lo potrebbe mettere anche il caldo estremo, al quale i corridori non sono più abituati. Caldo che preoccupa pure la stessa Unione ciclista internazio­nale, la quale ha stabilito un protocollo per monitorare l’evoluzione del meteo. In caso di temperatur­e troppo elevate, nella prova in linea dei profession­siti potrebbero venir tagliati i primi 150 km, nelle altre si ridurrebbe il numero dei giri.

La prima volta nel Golfo, la seconda in Asia dopo Utsunomiya (Giappone)

Nella prova di domenica prossima Peter Sagan, campione uscente, difenderà la maglia dagli attacchi di Mark Cavendish, André Greipel, Marcel Kittel, Alexander Kristoff e Nacer Bouhanni, papabili d’obbligo. La Svizzera avrà al via ben otto corridori (contro i tre del 2014 e 2015), ma nessuno in grado di rivaleggia­re con i migliori (Albasini ha rinunciato). Stesso discorso per la cronometro, dove Stefan Küng è chiarament­e in debi-

to di preparazio­ne dopo il grave infortunio in occasione di campionati svizzeri e dovrà verosimilm­ente cedere strada ai vari Tom Dumoulin, Tony Martin e Rohan Dennis. Il 22enne turgoviese, grande speranza del ciclismo elvetico,

sarà comunque al via domani in occasione della prova a squadre, dove difenderà il titolo conquistat­o un anno fa a Richmond con la maglia della Bmc. Non ci sarà, invece, Silvan Dillier, mentre Tom Bohli è stato selezionat­o quale riserva. Qualche ambizione in più la Svizzera la nutre nelle categorie giovanili, nelle quali è però sempre difficile stabilire delle gerarchie, in quanto i ragazzi raramente hanno l’opportunit­à di affrontars­i direttamen­te durante la stagione.

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KEYSTONE Da questa parte c’è il mare, ma dall’altra c’è il deserto

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