Procuratori, ‘tagliare non è tabù’
Caso Corti, così il capogruppo della Lega dopo le parole di Foletti. ‘Si potrebbero rafforzare altri servizi’ Farinelli (Plr): da parte nostra non c’è un no di principio a discutere del tema, ma ci vuole un chiaro progetto di riforma complessivo
Dopo l’addio polemico del pp Corti, palla alla politica. E in casa Lega si conferma: non va per forza sostituito. Possibilista il Plr, contrari Ppd e Ps. Dadò: ‘Si convochi Corti’.
Il procuratore pubblico Nicola Corti verrà sostituito? Oppure, dopo che quest’ultimo se n’è andato sbattendo la porta, il Gran Consiglio prenderà la palla al balzo e taglierà ulteriormente sulla Giustizia, riducendo il numero di magistrati? Il dibattito è lanciato. Perché il suggerimento del deputato leghista Michele Foletti, che giovedì sera ha pubblicamente dichiarato che Corti “non va sostituito”, non cade nel vuoto. Soprattutto in casa Lega. «Ci sono – dice alla ‘Regione’ il capogruppo del movimento di via Monte Boglia Daniele Caverzasio – diversi cantieri aperti nella Magistratura, tra cui quello denominato ‘Giustizia 18’. E in un simile contesto, perché non chiedersi se ha senso o meno sostituire un pp dimissionario?». Nessun tabù insomma. «Esatto, nessun tabù: si può tranquillamente discutere – conferma Caverzasio – anche su questa ipotesi». Ma un taglio non sarebbe controproducente? La Magistratura inquirente non è già oggi oberata di lavoro? «Si potrebbero magari rafforzare – risponde il capogruppo – altri servizi, rendendo più snello il lavoro della Procura. Vedremo. In ogni caso, è giusto rifletterci». Afferma il capogruppo del PlrAlex Farinelli: «Da parte nostra non c’è un no di principio a discutere del numero dei procuratori pubblici, ma sicuramente non si può improvvisare su questo tema, che oltretutto richiederebbe una modifica della legge. Non è perché adesso si è dimesso un pp che si deve decidere di punto in bianco di non rimpiazzarlo. Ci deve essere un progetto chiaro e complessivo». Il riferimento è al progetto di riforma ‘Giustizia 2018’. «Qualche anno fa – riprende Farinelli – è stato presentato dal Dipartimento istituzioni e non so se nel frattempo, alla luce anche di alcune osservazioni critiche, lo abbia modificato. Ripeto: io non dico che non si possa andare nella direzione di una riduzione dei pp, ma magari si deve andare nella direzione opposta, quella cioè di aumentare il numero dei magistrati. La strada opportuna da imboccare ce la deve indicare però un’analisi corredata di dati e considerazioni».
Ppd e Ps categorici: non si taglia Dadò: Corti va convocato dall’Up
Su un eventuale taglio di un magistrato, il capogruppo e ‘presidente eletto’ del Ppd Fiorenzo Dadò non entra nemmeno in materia: «La Magistratura mi pare già in difficoltà e andrei molto cauto nel proporre simili razionalizzazioni». E poi l’affondo: «Se il Dipartimento delle istituzioni vuole risparmiare – continua Dadò –, Foletti può suggerire a Norman Gobbi (il responsabile delle Istituzioni, ndr) di diminuire la burocrazia, specie in quegli uffici dove ha nominato capi e capetti». Polemiche a parte, le accuse lanciate da Corti non lasciano indifferenti. «Sono preoccupato e chiederò – annuncia il popolare democratico – che il signor Corti venga convocato dall’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. Di fronte a una lettera di questo tenore, è necessario sentire dalla viva voce dell’interessato che cosa, secondo lui, non va». Perentorio Ivo Durisch, capogruppo socialista: «Il taglio di un procuratore pubblico comporterebbe un indebolimento dell’azione della Magistratura inquirente». Durisch non ha dubbi: «Si sta approfittando del pensionamento di un magistrato (l’ex presidente dei giudici dei provvedimenti coercitivi Edy Meli, ndr) e delle dimissioni di un pp per suggerire di togliere risorse umane alla Giustizia, peraltro senza sentire preliminarmente la Magistratura. E se non si ascoltano prima gli uffici giudiziari interessati, se non c’è un progetto di riforma della Magistratura nel suo complesso, la politica commette un’invasione di campo». Già, la separazione dei poteri. «Questo modo di procedere – sottolinea Durisch – non mi piace per niente. Così come non mi piace il fatto che la Magistratura finisca sui media a causa di polemiche, quando deve invece operare in tutta tranquillità». D’accordo, ma a riaccendere i riflettori della cronaca sul Palazzo di giustizia è stata la lettera di dimissioni – dai toni tanto duri quanto inconsueti – di un pp, Nicola Corti, eletto dal Gran Consiglio, in quota Ps.