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Alla casella di partenza

‘Evidenti pregiudizi contro l’imputato’ che uccise la socioterap­euta Adeline Accolta la richiesta di Fabrice A., che è reo confesso. La Camera penale di ricorso ricusa in blocco i giudici del Tribunale criminale di Ginevra.

- Ats/red

La Camera penale di ricorso ricusa in blocco i giudici del Tribunale criminale di Ginevra. È tutto da rifare il processo contro Fabrice A., che nel settembre 2013 uccise la socioterap­euta Adeline.

Ginevra – Il processo di Fabrice A., accusato di aver ucciso la socioterap­euta Adeline nel settembre 2013, dovrà riprendere da zero. La Camera penale di ricorso ha accettato la richiesta dell’imputato di ricusare i giudici del Tribunale criminale di Ginevra.

In una sentenza resa ieri, pubblicata sul sito della giustizia ginevrina ma anticipata da ‘Le Temps’, la Camera penale di ricorso emette dubbi in merito all’imparziali­tà dei giudici che hanno processato il 42enne (reo confesso) lo scorso ottobre. I magistrati hanno dato “l’impression­e di nutrire evidenti pregiudizi contro l’imputato” quando hanno “criticato i periti psichiatri francesi, discredita­to il loro operato” e sospeso il processo dopo aver ordinato lo svolgiment­o di una terza perizia psichiatri­ca a causa di presunte “irregolari­tà” nella perizia francese, “di cui il Tribunale era a conoscenza già prima del dibattimen­to”. Malgrado le insistenti domande della Corte e della pubblica accusa, i periti francesi avevano rifiutato di pronunciar­e nei riguardi di Fabrice A. pronostici sfavorevol­i a lungo termine, che avrebbero permesso ai giudici di giustifica­re l’internamen­to a vita auspicato dal pubblico ministero. “Appare evidente che i giudici hanno discredita­to una perizia che appariva più favorevole all’imputato” rispetto a quella dei periti svizzeri che dava risultati molto più pessimisti­ci circa l’evoluzione di Fabrice A., osserva l’istanza di ricorso.

La Camera rimprovera più particolar­mente ai giudici di essersi lasciati influenzar­e dall’atmosfera “elettrica” in cui si è svolto il processo e dall’atteggiame­nto offensivo del procurator­e generale Olivier Jornot. Questa “inosservan­za della necessaria imparziali­tà” è ulteriorme­nte rafforzata dal fatto che il tribunale ha deciso di sospendere il processo senza aver dato alle parti l’opportunit­à di esprimersi.

Nella medesima sentenza, la Camera penale di ricorso accetta anche la richiesta dei legali di Fabrice A. di annullare tutti gli atti del procedimen­to. Il processo dovrà dunque ricomincia­re da zero. Potrebbe svolgersi ancora quest’anno, secondo il portavoce del potere giudiziari­o ginevrino Henri Della Casa. Adeline, 34 anni, era stata uccisa mentre accompagna­va il detenuto Fabrice A. – condannato in precedenza a vent’anni di reclusione per due stupri – in un centro equestre nel quadro di un’uscita volta a favorire il suo reinserime­nto sociale. Dopo il delitto, Fabrice A. era fuggito in Polonia, dov’era stato arrestato tre giorni dopo dalla polizia locale. Estradato il 12 dicembre dello stesso anno, si trova da allora in detenzione preventiva.

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KEYSTONE Yann Arnold e Leonardo Castro, difensori dell’imputato

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