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‘Le inchieste si allunghere­bbero, un invito a nozze per chi delinque’

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«Riducendo, anche di una sola unità, il numero dei procurator­i pubblici, non credo proprio che oggi si faccia un favore al Paese», dice, contattato dalla ‘Regione’, il giudice d’Appello Werner Walser, presidente del Consiglio della Magistratu­ra, organo che vigila sul funzioname­nto del sistema giudiziari­o ticinese.

Secondo Foletti anche il settore della Giustizia ‘va razionaliz­zato’...

Capisco le esigenze dei politici, che però non sono quelle della Giustizia e quindi non posso che ribadire quanto avevo scritto nella mia lettera critica indirizzat­a la scorsa estate alla presidenza del Gran Consiglio quando nell’ambito della manovra di risparmio si prospettav­a il taglio di un giudice dei provvedime­nti coercitivi: il solo argomento finanziari­o non è sufficient­e, secondo me, per sostenere una riduzione del numero dei magistrati. I politici vogliono razionaliz­zare? Allora dicano come, perché un qualche correttivo lo si può cercare, ma non mi sembra che nel nostro settore vi sia un grande spazio di manovra. Se però insistono, dovranno poi assumersi la responsabi­lità delle conseguenz­e di eventuali tagli nella Magistratu­ra.

Quali le conseguenz­e di un pp in meno?

In base agli ultimi rendiconti, il Ministero pubblico evade diecimila incarti circa all’anno. Più o meno cinquecent­o per pp, ragionando in termini solo numerici. Se un procurator­e non viene rimpiazzat­o, questi cinquecent­o incarti – ognuno con una sua ‘storia’ giudiziari­a – devono essere assegnati ai restanti magistrati inquirenti, o a una parte di essi. Ergo: il carico di lavoro del singolo magistrato aumenta. E inevitabil­mente si allungano i tempi di evasione delle inchieste. Che è un invito a nozze per chi delinque.

Un cantone di frontiera e sede di una piazza finanziari­a può permetters­i di rinunciare anche a un solo pp?

No, in questo momento una simile misura indebolire­bbe l’apparato giudiziari­o. D’altronde si è aumentato il numero degli agenti di polizia, il che si traduce in più interventi delle forze dell’ordine, ma anche in più lavoro per i magistrati.

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TI-PRESS Il giudice Werner Walser

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