La pace degli assenti
Parigi – «Su quello che può dare questa conferenza resto lucido: la pace potranno farla gli israeliani con i palestinesi, e nessun altro». Uno potrebbe chiedersi perché mai François Hollande l’ha convocata. Il presidente francese ha lavorato per mesi all’incontro di domani con i rappresentanti di 75 Paesi, ma in assenza di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese sarà probabilmente una superflua scampagnata. Tantopiù che il prossimo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca promette di far saltare il banco. La conferenza dovrà, come recita il documento negoziato dagli sherpa e dagli esperti lo scorso 6 gennaio, varare l’idea della “soluzione a due Stati”: un piano “negoziato” con “Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, unica via per arrivare ad una pace duratura”.
Dal governo israeliano, neppure uno spiraglio sulla conferenza: «Un’impostura palestinese sotto gli auspici della Francia, destinata a prendere ancor più posizioni anti-israeliane», ha denunciato Benjamin Netanyahu. Per non essere da meno, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha agitato il sempre utile spettro dell’antisemitismo, parlando della conferenza come di “un nuovo processo Dreyfus”.
D’altro canto, Netanyahu e Lieberman hanno altro di cui occuparsi, dopo il raid missilistico sull’aeroporto militare siriano di Mezze, che il regime di Damasco ha attribuito all’aviazione di Tel Aviv (che già l’aveva colpito in dicembre). Più volte Israele ha colpito obiettivi militari in Siria, in luoghi noti per essere posti di transito o di stoccaggio di armamenti della milizia libanese filo-iraniana Hezbollah. L’agenzia ufficiale Sana ha accusato “il nemico sionista”, minac-Abbiate ciando ritorsioni.