Pechino avverte Washington: niente provocazioni o sarà guerra
Pechino – Non provateci neppure. La Cina non ha atteso 24 ore per reagire alle parole del nuovo segretario di Stato Rex Tillerson che aveva evocato un blocco dell’area del Mar Cinese meridionale che dà accesso alle isole su cui Pechino ha imposto la propria sovranità, a dispetto delle rivendicazioni di altri Stati. Donald Trump, hanno scritto ‘Global Times’ e ‘China Daily’, entrambi controllati dal governo cinese, rischia di dover fronteggiare una “guerra su vasta scala”. Se la politica di Washington sarà conseguente alle parole di Tillerson, “le due parti farebbero bene a prepararsi a uno scontro militare”.
Secondo un ben rodato gioco delle parti, Pechino ha affidato la reazione più muscolare alla stampa, per poi fare intervenire con maniere più urbane i portavoce ufficiali: il Ministero degli esteri ha richiamato l’opportunità di relazioni improntate sul “mutuo rispetto e cooperazione” e basate “non sullo scontro, ma sul mutuo beneficio”.
Tillerson, nell’audizione davanti al Senato Usa che deve ratificare la sua nomina, aveva affermato che “l’accesso a queste isole non dovrebbe essere consentito”, senza fornire dettagli su come farlo, ma sapendo che secondo gli esperti, oggi, può avvenire solo con l’uso della forza militare.
Tillerson aveva assimilato la mossa cinese a quella della Russia che “ha occupato la Crimea”. Pechino, che rivendica la quasi totalità del mar Cinese meridionale, ha sempre respinto le richieste simili di Paesi del Sudest asiatico (come Vietnam e Filippine) e di Taiwan, avendo trasformato scogli e secche in isole fortificate, insediandovi aeroporti, radar e batterie antimissile e contraerea. “Tillerson – ha scritto in un editoriale il ‘Global Times’, filiazione del ‘Quotidiano del Popolo’ – farebbe bene ad approfondire le strategie sulle potenze nucleari se vuole costringere una potenza nucleare a cancellare il suo territorio”. La Cina ha “sufficiente forza e determinazione per assicurare che il suo agitatore non riesca nei suoi intenti. A meno che Washington non pianifichi una guerra su larga scala nel Mar Cinese meridionale”.