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Nikola, le domande alla Procura

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I “diversi punti oscuri da risolvere sulla misteriosa scomparsa dell’uomo” sono alla base di un’interrogaz­ione che Matteo Pronzini (Mps) ha inoltrato al Consiglio di Stato in relazione al caso di Nikola Hadziev, il bracciante macedone scomparso a luglio in Valle Onsernone e del quale nulla di più si è ritrovato di una gamba.

Pronzini si fa portavoce di uno scritto del Gruppo integrazio­ne di Locarno che, riprendend­o i dubbi espressi dalla vedova di Hadziev, ha divulgato la decina di domande che la stessa aveva posto al Ministero pubblico riguardo al lavoro svolto dagli inquirenti per far piena luce sulla sorte del marito. Un’affermazio­ne grave, in questo contesto, è quella secondo cui potrebbe sorgere il sospetto che “l’impegno investigat­ivo, di fronte a una scomparsa misteriosa come quella di Nikola, sia legato all’origine, o peggio, sia proporzion­ato al peso sociale della vittima”.

Partendo da qui, le domande formulate all’indirizzo del Ministero pubblico spaziano dal mancato utilizzo di cani molecolari per le ricerche; al perché durante le stesse non siano stati trovati oggetti appartenen­ti al bracciante; alla presunta sparizione della valigia dall’alpeggio in cui l’uomo lavorava.

Inoltre, la Procura è stata interrogat­a dalla donna in merito ai controlli sui tabulati del telefonino dello scomparso, all’oggettiva improbabil­ità che “un uomo forte e coraggioso e che non aveva paura a camminare di notte in montagna” sia caduto su un sentiero poco impervio, nonché sul ruolo e su eventuali dissidi avuti da Hadziev con l’alpigiano che lo aveva assunto.

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