Ha patteggiato il ‘re dei rutamatt’
Per evitare il carcere, dov’è rimasto un paio di mesi a inizio 2015, assieme al padre, ha firmato e consegnato all’Agenzia delle Entrate di Erba un assegno di 4,5 milioni di euro. L’attenuante per l’avvenuto risarcimento del danno – tasse evase con le false fatture nel commercio di rottami ferrosi – ha consentito di contenere nei limiti della sospensione condizionale la pena. Stiamo parlando del “re dei rutamatt”, 46enne erbese, residente nel Luganese, condannato ieri. L’uomo è contitolare con il padre 73enne di una storica impresa brianzola leader nazionale del commercio dei rottami ferrosi. Il 46enne ha patteggiato due anni di reclusione, il padre un anno e quattro mesi. Sono stati riconosciuti colpevoli di aver avuto un ruolo di primo piano in un vorticoso giro di fatture false, emesse da due società, per oltre 200 milioni di euro. Società “cartiere” che sono servite ad abbattere i redditi anche di una di Valmadrera, attiva nel commercio dei rottami, guidata da una imprenditrice italiana, in affari con il 46enne. La donna ha patteggiato un anno e otto mesi, dopo aver risarcito l’Agenzia delle Entrate con un assegno di due milioni di euro. L’inchiesta era partita nel 2013 dopo che le Fiamme gialle del Nucleo di Como avevano scoperto prelievi in contanti da una banca di Como di un milione di euro per volta. Soldi in nero, per il pm Giuseppe Rose, volti ad abbattere il reddito imponibile e quindi pagare meno tasse. Nel blitz del gennaio del 2015 le Fiamme gialle sequestrarono, oltre a tre auto storiche, una Ferrari e una Rolls Royce che l’imprenditore residente nel Luganese ora potrà riavere. M.M.