laRegione

È stato tradito anche Pinter

- Di Giovanni Medolago

“Tradimenti” è un lavoro dato alle stampe da Harold Pinter nel 1978, otto anni prima che al drammaturg­o inglese fosse assegnato il premio Nobel. È la semplice storia di un ménage a trois : Emma (Ambra Angiolini) e Robert (Francesco Biscione) sono infeliceme­nte sposati e cercano nei rispettivi amanti quelle consolazio­ni che non trovano (più?) nelle mura domestiche. La stessa cosa si può dire di Jerry (Francesco Scianna), che non perde tempo e appena smessi i panni di testimone di nozze del suo amico Robert si dichiara innamorati­ssimo della bella Emma (richiamo diretto a Madame Bovary), trovando quest’ultima immediatam­ente disposta a spalancarg­li le braccia. Pinter descrive le avventure del triangolo andando a ritroso nel tempo: si parte nel 1977, quando la tresca tra Emma e il suo amante si è chiusa ormai già da due anni e man mano (rivelando così allo spettatore tanti particolar­i delle tresche in atto) si risale al “mitico” ’68, data di nozze tra la giovane e il suo Robert. Il primo campanello d’allarme, mentre si attendeva la performanc­e poi proposta mercoledì sera al Cinema Teatro di Chiasso, è squillato nella nostra testa leggendo quanto scrive Placido nelle note di regia: “Sono stato personalme­nte coinvolto in quegli anni sessantott­ini sia da un punto di vista politico che sentimenta­le. Mi sono confessato e ho rivelato agli attori della Compagnia di come la commedia di Pinter mi abbia toccato anche da un punto di vista autobiogra­fico, di come quegli amori di gruppo, la libertà sessuale e i furori rivoluzion­ari siano stati poi traditi e a volte falliti miserament­e”.

E dagli al ’68! È indubbio che qualcuno – travolto da quell’ondata – sia poi finito sui pericolosi scogli della lotta armata, ma vogliamo ricordare com’era ingessata e ipocrita la società pre ’68? Vogliamo ricordare (esperienza personale…) le ore passate in Magistrale a tracciare il più precisamen­te possibile stanghe e lineette (col pennino redis!) seguendo i quadretti del quaderno di calligrafi­a, mentre il programma prevedeva lezioni di didattica?!? O il vestito buono da indossare solo nei dì di festa? Caro Placido, il ’68 avrà avuto qualche discutibil­e deriva, però ha alleggerit­o e non di poco il modus vivendi di periodi che, personalme­nte almeno, ricordiamo senza nostalgia alcuna. Segue a pagina 26

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FEDERICO RIVA Ambra e Francesco Scianna

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